L'Europa non ha forse altri modi d'evitare di essere decomposta dall'influenza americana che attraverso un contatto nuovo, vero e profondo con l'Oriente. (Simone Weil)
Scopo di questa breve disamina è gettare un primo sguardo introduttivo, a carattere del tutto sommario, su quell'antica cultura euroasiatica, al contempo orientale e occidentale, mediterranea e continentale, cristiana e precristiana, le cui tracce si sono perse nel tempo e la cui memoria è sepolta sotto la polvere dei secoli e dell'oblìo: ci apparirà così l'immagine di "un'altra Europa", in cui l'elemento orientale si fonde con quello occidentale e in cui l'apporto delle varie minoranze (siano esse a carattere religioso, etnico, filosofico o politico) si presenta come determinante, permettendoci così di riportare alla memoria le vestigia di un lontano passato, senza con ciò dover tradire il presente né tantomeno rinunciare al futuro.
Perché se dall'Occidente proviene il diritto, dall'Oriente invece proviene la luce, senza la quale ogni impresa umana è destinata a fallire.
Ex Oriente lux, ex Occidente ius (detto latino)
I. Il concetto di Europa fra Oriente e Occidente
Ultima propaggine occidentale dell'Asia, da cui è separata tramite la catena degli Urali, l'Europa si è caratterizzata nel tempo tramite una serie ininterrotta di apporti orientali, simboleggiati e originati mitologicamente dal rapimento dell'omonima figlia del re di Tiro da parte del divino Zeus, che trasformatosi in toro la trascina dall'Asia a Creta, generando con lei Minosse, primo re dell'isola egea e dunque alle origini di tutta la storia greca ed europea successiva.
Ma gli influssi asiatici nella nascita dell'Europa non si fermano qui: dalle origini orientali degli antichi Etruschi alla mitica ascendenza troiana di Enea, progenitore della stirpe romana, fino alla diffusione dei culti misterici nella Roma imperiale, culminante nella propagazione del Cristianesimo dal Vicino Oriente, l'Europa è tutta pervasa da un profondo afflato orientale, che ne caratterizza nel corso dei secoli – pur se con alterne vicende - la cultura, la filosofia, la politica, l'arte e la religione.
Per i Greci e i Romani, del resto, non è l'Europa continentale come oggi la conosciamo il centro nevralgico delle rispettive culture, bensì il Mar Mediterraneo, che rappresenta un complesso intreccio di componenti diverse, aventi come luogo d'incontro comune le rotte marittime e commerciali del mare nostrum: sarà dunque solo nel Medioevo, con la nascita del Sacro Romano Impero ad opera di Carlo Magno, che il centro strategico dell'Europa si sposterà a Nord, sfuggendo così alla centralità del Mediterraneo e dando inizio all'idea attuale di Europa, che si presenta quindi come una creazione di tipo prettamente medievale.
D'altronde fu proprio il Sacro Romano Impero, ponendosi idealmente come continuatore dell'idea imperiale romana e imponendosi il compito di sottomettere e unificare i popoli europei sotto un'unica legge e un'unica religione, a fornire un contributo determinante alla nascita dell'idea di Europa, intesa come il frutto dell'opera di unificazione dei popoli continentali compiuta dai Franchi nel corso dei secoli VII e VIII: si stabilì così, da quel momento in poi, una doppia linea di demarcazione fra due diverse e distinte aree geografiche e culturali, secondo una divisione che permane a tutt'oggi e che caratterizza da una parte l'attuale separazione fra l'Europa continentale e quella mediterranea (lungo l'asse Nord-Sud), e dall'altra quella fra l'Europa orientale e quella occidentale (lungo l'asse Est-Ovest).
La stessa suddivisione fra Impero Romano d'Occidente e Impero Romano d'Oriente ha determinato inoltre un distacco netto fra la cultura europea di lingua latina e quella di lingua greca, la prima andandosi a costituire e a definire come l'unica specificamente "europea" in senso proprio mentre la seconda, caratterizzata da una diversità etnica, storica e religiosa profonda, rimanendo invece ai margini di quell'entità politico-culturale che andava contemporaneamente prendendo forma in Occidente e mantenendo il suo carattere orientale lungo il corso dei secoli (favorita in questo dalla natura stessa dell'Ortodossia, separata da Roma e fortemente identitaria, che divenne un collante formidabile per i popoli balcanici, caucasici e slavi, accentuandone fortemente il carattere asiatico).
Pur se dunque originariamente unitaria, sotto il dominio dell'Impero Romano, la tradizione europea successiva si è progressivamente andata differenziando e separando nelle sue diverse componenti etniche, religiose, politiche e geografiche particolari, tanto da presentarci attualmente un quadro estremamente variegato e complesso di identità distinte, che stentano a ritrovare un filo comune, senza finora riuscire a incontrarsi fra loro se non sul terreno insidioso degli interessi economici e monetari, reso peraltro fortemente instabile dalle rapide trasformazioni dell'economia globalizzata: ciò che oggigiorno chiamiamo Europa è quindi più il frutto di strategie politiche ed economiche contingenti che non l'espressione di una comune identità condivisa, per rintracciare la quale dobbiamo invece risalire alle fonti di una civiltà europea originaria molto più ampia, differenziata e complessa di quella che si è andata affermando, nel corso del tempo, nella vulgata tradizionale dell'Occidente.
Nelle pagine seguenti proveremo a vedere quale.
II. L'antico retaggio dell'Oriente cristiano
Non vi è futuro senza radici, così come non ci sono edifici senza fondamenta.
Le radici irrorano un organismo e ne permettono la vita e lo sviluppo.
Quando questo organismo è una società umana,
le sue radici sono le fondamenta spirituali e culturali.
(Roberto de Mattei)
Cominciamo dunque la nostra analisi gettando un rapido sguardo sulle principali vicende dell'Oriente cristiano, partendo dalla sua antica origine bizantina per passare poi alla sua successiva evoluzione slava.
Poche, ma decisive, sono le tappe seguite dal Cristianesimo orientale di matrice greco-ortodossa nel suo progressivo processo di allontanamento e di ripolarizzazione dialettica nei confronti del Cattolicesimo romano, avvenuto in seguito alla separazione con Roma e prima ancora alla separazione originaria fra Impero Romano d'Oriente e d'Occidente, che hanno portato al conseguente auto-accreditamento di quest'ultimo, nel corso dei secoli, come unico titolare e depositario di quel particolare tipo di "identità europea", a carattere prevalentemente continentale, che si è andato affermando nella coscienza del mondo latino dal Medioevo ai giorni nostri: le tratteremo brevemente di seguito, per poi passare ad analizzarne più da vicino le molteplici implicazioni sul piano geopolitico contemporaneo.
Partiamo dunque, nello sviluppo del nostro ragionamento su "l'altra Europa", dall'inizio del secondo millennio dopo Cristo, allorquando, nel 1054, avvenne un evento di importanza capitale, cioè il Grande Scisma d'Oriente, che segna l'inizio della frattura fra la Cristianità occidentale e quella orientale, allora rappresentata da Bisanzio-Costantinopoli: da questo momento in poi, infatti, s'incomincia da parte occidentale a non voler più sentir parlare di cristiani orientali, a volerli ignorare, come se non esistessero, dando vita così a una sorta di damnatio memoriae che porterà l'Occidente a esorcizare e rimuovere una parte di sé, quella greca per l'appunto, che rappresenta invece la culla stessa della civiltà occidentale, la terra natale della cultura europea, prima pagana e successivamente cristiana.
Se poi, attraverso dei rapidi salti secolari, arriviamo nel 1414 alla quarta crociata, allorquando la Cristianità occidentale latino-germanica occupa e distrugge Costantinopoli, vediamo come in Occidente s'incomincia a credere, a questo punto, che oltre Costantinopoli non ci sia più niente, che essa rappresenti una sorta di limen, di finis terrae, oltre il quale vi è il nulla; successivamente, con la grande crisi del 1453, negli anni che seguono la conquista turca dell'Impero bizantino e che portano alla scomparsa definitiva della Cristianità orientale, in Occidente s'incomicia a credere quindi che, poiché i Turchi hanno preso Costantinopoli, ormai a Oriente non esista più niente.
"Noi siamo l'Europa", dicono i latini, "solo l'Occidente rappresenta l'Europa: l'Oriente ortodosso, di matrice bizantina, non esiste più".
Tuttavia, proseguendo ulteriormente il nostro percorso, vediamo come, con la fine del Cinquecento, al tempo di Ivan il Terribile, in Occidente si incominci a capire che esiste viceversa a Est una grande potenza, ancora oscura, che è la Moscovia, la culla della moderna Russia, fino a giungere successivamente a comprendere, con le grandi crisi dei "torbidi moscoviti", che qualcosa di grande sta nascendo in quelle terre lontane, e che il grande duello non è più soltanto fra cristiani e infedeli ma fra una parte della Cristianità e l'altra, fra il Cattolicesimo romano e l'Ortodossia russa: questo concetto di un'Europa concepita come Cristianità divisa, di un'Europa bipartita, è dunque un concetto fondamentale per il nostro ragionamento, sul quale ritorneremo diffusamente in seguito, le cui ripercussioni giungono direttamente fino a noi.
Ricapitolando, quindi, vediamo come in seguito alla conquista turca di Costantinopoli s'incominci in Occidente a far finta che questa metà orientale dell'Europa cristiana in effetti non esista, mentre invece la Cristianità orientale, distrutta dai Turchi a Costantinopoli, continua, rinasce e si rafforza nel tempo, sviluppandosi in gran parte del mondo slavo fino a creare quella grande comunità politica, religiosa e culturale che possiamo chiamare Slavia Ortodossa, il mondo degli slavi ortodossi, che viene a essere non solo più grande (e di molto) dello stesso Impero bizantino, ma che si estende su un'area notevolmente più ampia dello stesso territorio dell'Europa occidentale.
E così Mosca risorge come "terza Roma": dopo la Roma dei Cesari e di Bisanzio-Costantinopoli, ne riprende lo scettro e la missione universale di òmphalos, cioè di centro spirituale dell'intera Cristianità orientale (se non, per estensione, dell'intera Cristianità tout-court, se si giunge a condividere con gli ortodossi la condanna radicale del Cattolicesimo romano come "religione eretica"), finendo per porsi quindi come vero e proprio katéchon, come argine fisico e metafisico contro le forze dissolutrici della barbarie, secondo le antiche profezie evangeliche ed escatologiche.
Roma renovata resurgat, dicevano infatti gli umanisti italiani - senza sapere, tuttavia, che ciò sarebbe avvenuto a Oriente.
1. segue
Roma, 9 Maggio 2014
www.pierluigigallo.org