Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere culturale, artistico e spirituale, volti a definire dei possibili spunti di ricerca e di riflessione nei diversi campi del pensiero umano, come una sorta di pars costruens intorno ad argomenti di particolare interesse, in essa variamente rappresentati: i miei sono firmati tramite data e indirizzo web a fondo pagina, gli altri hanno l'indicazione dell'autore o del sito relativo subito dopo il titolo.
L'importanza della cultura e dell'arte nella ricerca spirituale del nostro tempo appare del resto centrale per la formazione di una coscienza individuale e collettiva, poiché ci fornisce un'immagine chiara di ciò che pensano, dicono o fanno gli esseri umani intorno a noi: dopodiché, fermarsi a tal punto e accontentarsi di ciò può essere inutile e fuorviante, poiché ci dà l'illusione che una comprensione mentale della realtà sia di per sé sufficiente a cambiarla - il che non è vero, come ben tutti sappiamo.
Ma senza un'analisi a monte e uno studio condotto anche sul piano intellettuale non è comunque possibile andare molto lontano, perché si rischia di rimanere inchiodati a banalità di ogni tipo, di cui il nostro tempo è un esempio: quindi è auspicabile unire fra loro la mente e il cuore, la fede e la scienza, l'intuizione e il pensiero per dedicarci umilmente alla ricerca interiore, senza pregiudizi né veti posti a sbarrarci la strada.
E' questo infatti lo scopo di questa rubrica: per essere pronti ad agire, quando il momento verrà.
L'unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni. (Ezra Pound)
Roma, 13 Settembre 2013
www.pierluigigallo.org
L'Aleph
Siamo il nostro ricordo, un museo immaginario di mutevoli forme, mucchio di specchi rotti.
(J.L.Borges, Elogio dell’ombra)
Chiusi gli occhi, li riaprii. Allora vidi l’Aleph.
(…) Nella parte inferiore della scala, sulla destra, vidi una piccola sfera cangiante, di quasi intollerabile fulgore. Dapprima credetti ruotasse; poi compresi che quel movimento era un’illusione prodotta dai vertiginosi spettacoli che essa racchiudeva.
Il diametro dell’Aleph sarà stato di due o tre centimetri, ma lo spazio cosmico vi era contenuto, senza che la vastità ne soffrisse. Ogni cosa (il cristallo dello specchio, ad esempio) era infinite cose, perché io la vedevo distintamente da tutti i punti dell’universo.
Fuoco nero su Fuoco bianco
DUE PASSI NEL MONDO DELLA CABALA' EBRAICA
Io mi nascondo e nessuno mi vuole cercare, dice il Signore (detto chassidico)
La scrittura del Sepher Torah è detta "fuoco nero su fuoco bianco", questo concetto ricorre spesso nella lettura cabalistica. Il colore nero rappresenta infatti l'inchiostro, il sangue della Torah ed evoca l'idea di vita, di forza e di movimento contenuti nel testo: il bianco ovviamente rappresenta il supporto, ma anche gli spazi che separano le parole e le lettere.
Il detto “fuoco nero su fuoco bianco” spiega dunque che non tutto è manifesto nel Sepher Torah e che esistono diversi livelli di lettura celati nel bianco della scrittura, che solo le lettere nere possono rivelare.
Delenda Carthago
UNA BELLA TESTIMONIANZA DI QUELLO SPIRITO ARCAICO DELLA ROMANITA' ORMAI DEL TUTTO ESTRANEO AL NOSTRO SENTIRE MODERNO.*
Tu regere imperio populus, Romane, memento. Hae tibi erunt artes: pacisque imponere morem, parcere subiectis et debellare superbos. (Eneide, VI, vv. 847-853)
In ogni avvenimento della storia politica di Roma si ritrova qualcosa che ha simultaneamente una parte spirituale e un significato simbolico. Nella lotta che le legioni romane impegnano si cela in pari tempo una lotta di carattere superiore, ovvero l’affermazione di una razza dello spirito che vuole dare impronte di sé alle cose e agli eventi, in superamento assoluto di ogni precedente forma di cultura, e di civiltà.
Elementali
DALL'INIZIO DELLA SUA CREAZIONE NON E' STATO CHE UN SOGNO
(RABBI SIMON BEN LAQISH) *
La stanza tutta brulicava di un'immensa, splendida folla di spiriti rutilanti che tutto dipingevano di luce. Mi sarebbe impossibile, lettore, di poter descrivere con le parole il meraviglioso spettacolo che mi si offerse davanti agli occhi.
Volitavano a gruppi, festosi; e dall'ali, reticolate a guazzi di tinte, spargevano un umore luminosissimo ed etereo. Così trascorrendo, intrecciavano note in una lingua a noi sconosciuta.
Alcuni di essi tessevano volute di luce, attorcicandosi come intorno a un fuso; altri s'avviluppavano nell'aria, sinuosi e sottili; altri ancora increspavano in volo le loro ali di foggia diversa, serpeggiando tra gli oggetti. Che dovrò dire poi della vaghezza dei loro colori? Quanti ne ho veduti!
Il popolo degli uomini
L’annientamento della razza indiana è tragico e conferisce al destino di tale razza un aspetto di grandezza e di martirio. Questo dramma immenso può essere definito come la lotta non solo di una civiltà mercantile e materialista contro un’altra cavalleresca e spiritualista, ma anche tra la civiltà urbana – nel senso strettamente umano e peggiorativo del termine, con tutte le sue implicazioni d’artificio e di servilità – e il regno della natura, considerata come la veste maestosa, pura, illimitata dello Spirito divino.
E da tale idea della vittoria finale della natura – finale dato che è primordiale – gli Indiani traggono la loro inesauribile pazienza di fronte alle sventure della loro razza; la natura, di cui si sentono essere l’incarnazione e che in pari tempo è il loro santuario, finirà per conquistare questo mondo artificiale e sacrilego, giacché essa è la Veste, il Soffio, la Mano stessa del Grande Spirito. (Frithjof Schuon – Il Sole Piumato)