Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere culturale, artistico e spirituale, volti a definire dei possibili spunti di ricerca e di riflessione nei diversi campi del pensiero umano, come una sorta di pars costruens intorno ad argomenti di particolare interesse, in essa variamente rappresentati: i miei sono firmati tramite data e indirizzo web a fondo pagina, gli altri hanno l'indicazione dell'autore o del sito relativo subito dopo il titolo.

L'importanza della cultura e dell'arte nella ricerca spirituale del nostro tempo appare del resto centrale per la formazione di una coscienza individuale e collettiva, poiché ci fornisce un'immagine chiara di ciò che pensano, dicono o fanno gli esseri umani intorno a noi: dopodiché, fermarsi a tal punto e accontentarsi di ciò può essere inutile e fuorviante, poiché ci dà l'illusione che una comprensione mentale della realtà sia di per sé sufficiente a cambiarla - il che non è vero, come ben tutti sappiamo.

Ma senza un'analisi a monte e uno studio condotto anche sul piano intellettuale non è comunque possibile andare molto lontano, perché si rischia di rimanere inchiodati a banalità di ogni tipo, di cui il nostro tempo è un esempio: quindi è auspicabile unire fra loro la mente e il cuore, la fede e la scienza, l'intuizione e il pensiero per dedicarci umilmente alla ricerca interiore, senza pregiudizi né veti posti a sbarrarci la strada.

E' questo infatti lo scopo di questa rubrica: per essere pronti ad agire, quando il momento verrà.

L'unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni. (Ezra Pound)

Roma, 13 Settembre 2013

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Delenda Carthago

Categoria: Risonanze Mercoledì, 15 Febbraio 2017 Scritto da Massimo Scaligero Stampa Email

UNA BELLA TESTIMONIANZA DI QUELLO SPIRITO ARCAICO DELLA ROMANITA' ORMAI DEL TUTTO ESTRANEO AL NOSTRO SENTIRE MODERNO.*

Tu regere imperio populus, Romane, memento. Hae tibi erunt artes: pacisque imponere morem, parcere subiectis et debellare superbos. (Eneide, VI, vv. 847-853)


In ogni avvenimento della storia politica di Roma si ritrova qualcosa che ha simultaneamente una parte spirituale e un significato simbolico. Nella lotta che le legioni romane impegnano si cela in pari tempo una lotta di carattere superiore, ovvero l’affermazione di una razza dello spirito che vuole dare impronte di sé alle cose e agli eventi, in superamento assoluto di ogni precedente forma di cultura, e di civiltà.

È questa la ragione fondamentale per cui la progressiva conquista del mondo antico si accompagna all’interno con la rigida costituzione del potere nella forma di un tipo virile di Stato, in netta opposizione con quello proprio alle arcaiche comunità italiche e mediterranee. Tale forma si completa in una etica severa e in una espressione giuridica rigorosa che si esercita su tutti i campi e si porta su tutte le terre, fortificando l’intimo animo, costituendo l’intera vita sociale in una ferma supremazia dell’elemento maschile “solare” su quello femminile “lunare”, dello spirito “olimpico” e “classico” su quello “dionisiaco” e “naturalistico”.

I riti romani alla vigilia delle guerre e a consacrazione delle vittorie presentano così un significato di trionfo sulla necessità materiale, travolgendo lo spirito del fanatismo delle vecchie razze e di ogni culto di tipo “comunistico”. Tengano presente tale verità quei corifei della filosofia della storia, che continuano a considerare Roma come una mera associazione di condottieri e di strateghi, rimpicciolendo così l’ampia visione della civiltà mediterranea.

Ravvivata e ridestata a significati superiori la Tradizione, ossia costituita la virtù fondamentale della nuova stirpe, dal Mediterraneo romano nasce infine la luce dell’Occidente. Roma inizia la sua grande opera di civilizzazione Occidentale. Vinto Pirro e scardinato prima con la battaglia navale di Ecnomo e poi con la battaglia di Milazzo il predominio mediterraneo di quella Cartagine che rappresenta l’ultimo tipo di costituzione matriarcale, la rapidità con cui Roma estende il suo imperio su tutto l’internum mare stupisce i contemporanei. Polibio stesso, nel sesto libro della sua Storia, ponendosi il compito di trovare i motivi di tale ascesa, rasenta il vero allorché pone in rilievo la natura complessa della costituzione romana, nella quale il potere quasi assoluto del magistrato supremo, investito di autorità sacra, s’integra con la potenza aristocratica del Senato e con il riconoscimento dei diritti del popolo: è un’armonia di forze al centro delle quali è una legge di spiritualità maschia, eroica, mediata dagli elementi costitutivi della razza.

Nelle guerre puniche, mondo occidentale e mondo orientale si urtano per un definitivo predominio con la distruzione di Cartagine – città sacra alla dea, ad Astarte-Tanit – con questo grande punto di “svolta per i destini dell’umanità”, Roma riconduce il mistero della Tradizione e della potenza dal Sud al Nord, dal mondo delle madri e delle forze oscure della natura a quello degli eroi e delle forze celesti. “Ciò che Alessandro aveva conquistato in Oriente e Cartagine in Occidente si avviano a divenire possesso duraturo dei discendenti occidentali di Enea. L’idea superiore dell’Occidente si impone in virtù della sua intima potenza”.

Così, di ascesa in ascesa, in Cesare si incarna il “tipo del puro eroe occidentale”. Con la realizzazione dell’Impero si compie definitivamente il tipo di Stato eroico e anti-matriarcale, quello che dà corpo al puro spirito “solare”: questo, come aureola del dominatore, si concentra nella individualità dell’imperatore e da essa si irradia per dare senso e determinazione alla gerarchia, al diritto, alla civiltà e ad ogni atto della vita. Il principio “solare” di sacerdozio olimpico proprio all’Apollo di Delfo e la supermateriale virilità della Luce, attraverso l’Imperium di Roma, conseguono un loro corpo universale. L’aeternitas dell’imperatore e la pace “augusta” o “profonda”, dominanti sino ai limiti del mondo conosciuto, presentano così quasi il senso di un riflesso del piano celeste e semidivino sul piano inferiore delle cose e delle vicende soggette al divenire: è il completo, luminoso trionfo dell’idea occidentale romana.

Allorché, infine, Ottaviano cinge la corona imperiale, dopo avere schiacciato Antonio e Cleopatra – simbolo, costei, di un’ultima insorgenza matriarcale, meridionale, anti-romana – nella battaglia d’Anzio (30 a.C.), e dopo aver sgominato i figli di Pompeo nelle guerre piratiche, ossia dopo una piena vittoria mediterranea nell’avvento dell’impero augusteo si definiscono, in manifestazione assoluta, i caratteri peculiari ed essenziali della spiritualità e della razza di Roma.

Articolo di Massimo Scaligero,
tratto da “Il Resto del Carlino” del 28, 29, 30 e 31 luglio, 02 e 03 agosto 1938

* Ogni volta che ci si accosta alla celebrazione, diretta o indiretta, del mito di Roma e della sua eredità, bisogna fare i conti con un linguaggio spesso retorico o encomiastico (frutto anche, come in questo caso, dello specifico periodo storico in cui è stata scritto): personalmente non me ne scandalizzo più, teso come sono a crearmi i miei percorsi culturali e mentali entro le pieghe dell'esistente.
A tutti coloro, però, che non avessero gli anticorpi per riuscire a comprendere o a contestualizzare i linguaggi o i principi diversi dai propri, semplicemente dico di non darsi per vinti e di provare di nuovo: in quest'epoca di intolleranza sottile, mascherata e nascosta sotto il velame del pensiero unico, fare esercizio di diversità intellettuale è infatti il modo migliore per imparare a sfuggire ai luoghi comuni e alla retorica ipocrita dell'ideologia dominate... pur senza aderire, però, a concezioni del mondo in qualche modo desuete, che nella loro arcaica e decisamente rigida unilateralità presentano proprio quel "vulnus" che le rende inattuali. (PGZ)