DUE PASSI NEL MONDO DELLA CABALA' EBRAICA
Io mi nascondo e nessuno mi vuole cercare, dice il Signore (detto chassidico)
La scrittura del Sepher Torah è detta "fuoco nero su fuoco bianco", questo concetto ricorre spesso nella lettura cabalistica. Il colore nero rappresenta infatti l'inchiostro, il sangue della Torah ed evoca l'idea di vita, di forza e di movimento contenuti nel testo: il bianco ovviamente rappresenta il supporto, ma anche gli spazi che separano le parole e le lettere.
Il detto “fuoco nero su fuoco bianco” spiega dunque che non tutto è manifesto nel Sepher Torah e che esistono diversi livelli di lettura celati nel bianco della scrittura, che solo le lettere nere possono rivelare.
Nahmanide chiarisce che il Sepher Torah ha preceduto la creazione e i suoi misteri. La Qabalah insegna che i misteri contenuti nel bianco si sveleranno con l'avvento messianico. E' il fuoco nero dell'inchiostro delle ventidue lettere che mantiene e conserva i misteri degli spazi bianchi. Ecco perchè le lettere devono essere sempre tracciate in nero e mai in bianco.
Anche se i misteri sono nascosti negli spazi bianchi del Sepher Torah, la dimensione segreta è espressa da un fuoco nero, perchè tutti i misteri dipendono dalla manifestazione e dall'esistenza delle ventidue lettere nere. Così il fuoco bianco è il simbolo della Torah scritta e il fuoco nero quello della Torah orale.
Dal punto di vista mistico, le ventidue lettere sono rivestimenti di energie sottili, la cui funzione è quella di materializzare l'emanazione della luce divina. Queste forze sono il risultato di un processo creatore, in cinque movimenti, generato dalla Volontà Prima, che possono essere sintetizzati così:
1° movimento - il solo nome che i cabalisti danno all'Inconoscibile che precede la creazione è "Ein" , termine che significa "niente" o "nulla" . Misterioso nulla che racchiude la Volontà Suprema, inconoscibile e innominabile (considerando che Ein non è un nome), è situato al di fuori da ciò che è rappresentato dal tempo e dallo spazio. Andando ben oltre tutti i nostri concetti, Ein racchiude una non-esistenza, matrice della Volontà Suprema. E' per questo motivo che Ein può permutarsi in Ani "Io".
Lo stato di Non-Essere generò così una reazione esistenziale, da dove si palesò la Volontà.
2° movimento - la Volontà, non potendosi estrinsecare nel nulla, concentrò la sua forza in se stessa e generò un punto senza dimensioni. Questa iperconcentrazione, detta Tsimtsum, alimentando la sua forza esistenziale con l'assorbimento del nulla, produsse un vuoto intorno a sè. Questo vuoto produsse a sua volta un limite del nulla, detto Sof (fine), il cui punto senza dimensione divenne il centro. Tale spazio creato è detto Ein-Sof (senza fine), generalmente tradotto con "Infinito".
3° movimento - più il limite si affermò nel nulla, più per reazione il punto immateriale si concentrò fino ad arrivare a un livello intollerabile di concentrazione, causando un’esplosione che liberò un'energia incontenibile. La prodigiosa e inesauribile energia pura che sgorgò da questo punto senza magnitudine è detta Or, termine traducibile con "luce". Or è un'energia potente, capace di generare e alimentare un'infinità di mondi. Tale luce scaturita dal nulla, che riempie ed anima l'insieme dell'Ein-Sof è detta Ein-Sof-Or, "Luce Infinita".
L'eplosione del punto primordiale produsse dei residui che si manifestarono sotto forma di ventidue faville, che potrebbero essere considerate i ventidue Cromosomi della Creazione. Ognuna delle faville, detentrice di un frammento della natura inconoscibile del punto primordiale, iniziò a produrre una vibrazione specifica nella Luce Infinita. L'unisono delle ventidue vibrazioni sfavillanti rappresenta la prima Parola della Creazione e la prima manifestazione omogenea della Volontà Suprema. Possiamo fare l'esempio di una stanza vuota e silenziosa dove un musicista, per propria Volontà spontanea, fa risuonare un accordo sottile composto da ventidue note, come prologo alla creazione di una nuova opera.
4° movimento - le ventidue faville, recanti in sè l'impronta della unità primordiale, cercarono spontaneamente di ricostruire l'unicità della loro fonte, e iniziarono a combinarsi tra di loro per tentare di ritrovare l'unità nella quale si dovevano riorganizzare. Questa attrazione spontanea delle faville introdusse la Legge dell'Amore dell'Ein-Sof come condizione necessaria al compimento dell'Unità.
Così, unendosi due faville, produssero due dimensioni, o meglio due vibrazioni (AB=BA). Tre faville produssero sei vibrazioni (ABC=ACB=BAC=BCA=CAB=CBA) e così via...
Queste combinazioni si estesero all'infinito in tutto l'Ein-Sof, organizzando e strutturando l'Ein-Sof-Or con le loro vibrazioni, instaurando così le Leggi Naturali Universali, dette anche Torah Elyon (Legge Suprema). Questa Torah non fu scritta con l'inchiostro, ma tramite vibrazioni luminose e prive di forma.
5° movimento - in parallelo, l'apparizione della Luce risvegliò immediatamente un'esistenza enantiomorfa, detta Tenebre, che non va confusa con il Nulla.
Questa opposizione implicò un degrado progressivo della luce, per rallentamento e solidificazione delle vibrazioni prodotte dalle faville. Per esistere in tutti i gradi intermedi tra la Luce e le Tenebre, le faville, e per estensione le loro vibrazioni, dovettero così ripiegarsi su se stesse per addensarsi, divenendo sempre più tangibili, ma sempre meno luminose.
Le ventidue faville si solidificarono, fino a passare dalla vibrazione sonora alla forma, e si coagularono nello spessore delle Tenebre, avviluppandosi nell'inchiostro nero. Questa discesa delle faville entro vesti di inchiostro, altrimenti dette “lettere”, ha di conseguenza introdotto le Leggi Naturali Universali nei mondi inferiori, sotto forma di una Torah vergata con l'ausilio dell'Alef-Bet (alfabeto ebraico).
I misteri dell'alfabeto ebraico sono racchiusi in un sistema filosofico coerente, sviluppato durante un periodo molto esteso. La tradizione ritenne a lungo che questi insegnamenti dovessero essere mantenuti segreti, al riparo da occhi profani, e così tale conoscenza fu trasmessa soltanto oralmente da maestro a discepolo.
Le lettere sono il principale strumento di codifica del messaggio biblico, e talvolta capita che in una parola una o più lettere manchino, o siano di troppo. In questi casi il lettore moderno vedrà solo un errore di ortografia o un'aggiunta inutile, invece il talmudista o il cabalista vi scoprirà un messaggio nascosto, in attesa di essere decodificato.
Fin qui la tradizione... ma possiamo continuare.
Artemisia,
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