UNA SPECIE IN VIA DI ESTINZIONE
Uno spettro si aggira per l'Europa – lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa, il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi, si sono alleati in una santa caccia spietata contro questo spettro. (Marx ed Engels, Manifesto del Partito Comunista, Londra 1848)
C'erano una volta i comunisti.
Quando, direte voi? Forse dieci, forse cento, forse mille anni fa. C'era una volta un tempo lontano in cui esistevano i comunisti, prima del grande diluvio, prima dell'epoca delle grandi piogge, prima dell'ultima glaciazione… insomma, c'era una volta lo spettro del comunismo, che si aggirava furtivo - e a volte furioso – lungo l'intero perimetro della vecchia Europa.
Adesso invece non c'è più niente, e il mondo vive di certo più in pace.
C'erano dunque una volta i comunisti, e con essi c'erano pure i fascisti: giovani o meno giovani, poveri o ricchi, belli o brutti che fossero, tutti riuniti pro o contro questo grande ideale, poco importa se buono o cattivo, un ideale per cui vivere – e all'occorrenza morire – lungo il corso monotono di questa nostra esistenza.
Un tempo infatti ci si sparava, ci si sprangava, ci si pestava e ci si uccideva per questo ideale: oggi invece ci si spara, ci si spranga, ci si pesta e ci si uccide ugualmente, ma questa volta per nulla. Ci si uccide lo stesso, ma senza più alcun motivo, ci si distrugge a vicenda per niente, in questo silenzio assordante che ci circonda, emblema edonista e compiacente del politically correct dominante.
E allora forse dovremmo nuovamente inventarli, questi comunisti, visto che senza di loro il mondo dorme incosciente in un sonno pesante di vanità e delusione, in un miraggio del nulla che ci riporta nel nulla, poiché proviene esso stesso dal nulla.
Non che c'importi davvero dei "rossi", probabilmente, con le loro lotte infinite, le loro polemiche urlanti e le loro illusioni perdenti: forse potremmo anche fare a meno di loro.
Ma perlomeno, se fossero ancora su questa terra, ci sarebbe ancora qualcuno che riuscirebbe a dire di NO, che si saprebbe opporre davvero a questo disegno perverso di dominazione globale, di addomesticamento delle coscienze, di creazione artificiosa del consenso, in una parola a questo "nulla che avanza" che ha circondato e oppresso ormai quasi del tutto questo nostro pianeta.
Quindi, se sta un po' a cuore anche a noi la sorte futura non tanto della nostra realtà esteriore quanto piuttosto di quella interiore, se non vogliamo cioè anche noi "perdere l'anima" in questo abisso malato dell'inutilità generale, è bene forse rammentarci un po' di quel tempo, in cui esistevano ancora i dinosauri su questa terra, quando viveva ancora la specie estinta dei comunisti.
Per non dimenticare, ovviamente, ma soprattutto per continuare a sperare: perché se cessa la speranza in noi stessi, che come si sa è per definizione l'ultima a morire, vuol dire che molto prima di essa saremo certo anche noi belli che morti da un pezzo.
Roma, 4 Ottobre 2014
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