IN UNA SOLA PAROLA E' RACCHIUSA TUTTA L'ESSENZA DI QUESTO NOSTRA DRAMMATICA CONTEMPORANEITA'
Se non sai suonare, alza il volume della tua chitarra. (Jerry Garcia, Greateful Dead)
Al di là delle tante parole che quotidianamente spendiamo per definire, spiegare o analizzare la realtà circostante, penso che solo il termine "inutile" possa efficacemente descrivere - mettendone in luce la sostanziale pochezza - questo tempo infelice in cui ci ritroviamo a vivere, condannati ad aggirarci in un deserto di idee, di principi e valori per surrogare i quali l'umanità postmoderna si riempie il cervello e la bocca di banalità senza fine.
Inutile infatti, prima ancora che altro, è questo "niente che avanza" (che definiamo tale perché il nulla, invece, è pur sempre qualcosa), che ci avvolge e travolge da ogni lato, con la presunzione oltretutto di migliorare le cose: ma l'albero si vede dai frutti, e come da un seme buono non nasceranno mai frutti cattivi così, al contrario, è impossibile che nascano frutti buoni da un seme malato.
Osserviamo quindi i frutti concreti di questa martoriata contemporaneità e decidiamo se è il caso di rallegrarcene ancora: perché se forse arrestarla è cosa alquanto difficile, possiamo almeno evitare di celebrarne le lodi, osservando in disparte l'inarrestabile marcia e l'irresistibile ascesa della sue vanità.
Si tratta, purtroppo, di una "missione impossibile": ma almeno potremo dire di averci provato, e ci sottrarremo in sordina all'illusione di massa che caratterizza e uniforma questa età senza senso.
Roma, 22 Giugno 2016