"VENITE A PRENDERLE!" FU LA RISPOSTA DI LEONIDA A SERSE, CHE IMPONEVA LORO DI DEPORRE LE ARMI: IL RE PERSIANO SI MOSSE, MA GLI SPARTANI RESTARONO FERMI.
Tener fermo il proprio dorso, così che egli non avverta più il suo corpo: egli va nel suo cortile e non vede la sua gente.
Montagna serrata a montagna: l'immagine dell'Arresto. Così il nobile col suo pensiero non va oltre la sua situazione. (I Ching, Libro dei Mutamenti, l'Arresto)
Quando gli Efori gli facero notare che portava con sé pochi uomini alle Termopili, Leonida rispose: "Anche troppi, per l'impresa che ci aspetta" . (Plutarco)
Serse, dopo aver offerto libagioni al sorgere del sole, attese fino all'ora in cui la piazza del mercato è più affollata e quindi ordinò l'assalto; così gli aveva suggerito Efialte: infatti la discesa dal monte è assai più rapida e la distanza molto minore che non l'aggiramento e la salita.
I barbari di Serse avanzavano e i Greci di Leonida, da uomini che marciavano incontro alla morte, si spinsero ormai molto più che all'inizio verso lo spazio più aperto della gola. In effetti nei giorni precedenti si difendeva il baluardo del muro ed essi combattevano ritirandosi lentamente verso i punti più stretti; allora invece, scontrandosi fuori dalle strettoie, molti dei barbari cadevano a frotte; dietro di loro infatti, i comandanti degli squadroni, armati di frusta, tempestavano di colpi ogni soldato, spingendoli avanti continuamente.
Molti finirono in mare e annegarono, molti di più ancora morivano nella calca calpestandosi a vicenda: nemmeno uno sguardo per chi cadeva. I Greci invece, sapendo che sarebbero morti per mano di quanti avevano aggirato la montagna, mostravano ai barbari tutta la propria forza, con disprezzo della propria vita e con rabbioso furore.
Alla maggior parte di loro, intanto, s'erano ormai spezzate le lance, ma massacravano i Persiani a colpi di spada. E Leonida, dopo essersi comportato veramente da valoroso, cadde in questo combattimento e con lui altri Spartani famosi, dei quali io chiesi i nomi, trattandosi di uomini degni di essere ricordati; e chiesi anche i nomi di tutti i trecento. (…)
Sopra il cadavere di Leonida si accese una mischia furibonda di Persiani e Spartani, finché, grazie al loro eroismo, i Greci lo strapparono ai nemici respingendoli per quattro volte. Questo durò fino all'arrivo degli uomini di Efialte.
Dal momento in cui i Greci seppero del loro arrivo la battaglia mutò ormai aspetto: i Greci riguadagnarono di corsa la strettoia della strada, superarono il muro e andarono a prendere posizione sulla collina, tutti quanti assieme tranne i Tebani. La collina si trova all'ingresso del passo, dove oggi si erge in onore di Leonida il leone di marmo. Lassù si difendevano colle spade (chi ancora le aveva), con le mani, coi denti; i barbari li tempestavano di colpi, di fronte quelli che li avevano seguiti e avevano abbattuto il baluardo del muro, intorno da tutte le parti gli altri che li avevano aggirati.
(…) In onore di quanti furono sepolti esattamente là dove caddero e di quanti erano morti prima che partissero i Greci dimessi da Leonida, sono scolpite le seguenti parole:..."Contro trecento miriadi combatterono quì d'uomini quattro migliaia venuti dal Peloponneso."... (Qui, un giorno, contro tre milioni di nemici combatterono quattromila Peloponnesiaci). La precedente iscrizione vale per tutti, la seguente per i soli Spartani:..."Ospite, vanne; e a Sparta tu reca l'annunzio, che quì per ubbidire alle leggi di lei noi giaciamo"... (Straniero, porta agli Spartani la notizia che noi giacciamo qui, obbedendo ai loro ordini).
(…) Così combatterono i Greci alle Termopili.
Erodoto, Storie, Libro VII