Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere culturale, artistico e spirituale, volti a definire dei possibili spunti di ricerca e di riflessione nei diversi campi del pensiero umano, come una sorta di pars costruens intorno ad argomenti di particolare interesse, in essa variamente rappresentati: i miei sono firmati tramite data e indirizzo web a fondo pagina, gli altri hanno l'indicazione dell'autore o del sito relativo subito dopo il titolo.

L'importanza della cultura e dell'arte nella ricerca spirituale del nostro tempo appare del resto centrale per la formazione di una coscienza individuale e collettiva, poiché ci fornisce un'immagine chiara di ciò che pensano, dicono o fanno gli esseri umani intorno a noi: dopodiché, fermarsi a tal punto e accontentarsi di ciò può essere inutile e fuorviante, poiché ci dà l'illusione che una comprensione mentale della realtà sia di per sé sufficiente a cambiarla - il che non è vero, come ben tutti sappiamo.

Ma senza un'analisi a monte e uno studio condotto anche sul piano intellettuale non è comunque possibile andare molto lontano, perché si rischia di rimanere inchiodati a banalità di ogni tipo, di cui il nostro tempo è un esempio: quindi è auspicabile unire fra loro la mente e il cuore, la fede e la scienza, l'intuizione e il pensiero per dedicarci umilmente alla ricerca interiore, senza pregiudizi né veti posti a sbarrarci la strada.

E' questo infatti lo scopo di questa rubrica: per essere pronti ad agire, quando il momento verrà.

L'unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni. (Ezra Pound)

Roma, 13 Settembre 2013

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Dinosauri

Categoria: Dissonanze Sabato, 04 Ottobre 2014 Scritto da Pierluigi Gallo Ziffer Stampa Email

UNA SPECIE IN VIA DI ESTINZIONE

Uno spettro si aggira per l'Europa – lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa, il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi, si sono alleati in una santa caccia spietata contro questo spettro. (Marx ed Engels, Manifesto del Partito Comunista, Londra 1848)


C'erano una volta i comunisti.

Quando, direte voi? Forse dieci, forse cento, forse mille anni fa. C'era una volta un tempo lontano in cui esistevano i comunisti, prima del grande diluvio, prima dell'epoca delle grandi piogge, prima dell'ultima glaciazione… insomma, c'era una volta lo spettro del comunismo, che si aggirava furtivo - e a volte furioso – lungo l'intero perimetro della vecchia Europa.

Adesso invece non c'è più niente, e il mondo vive di certo più in pace.

C'erano dunque una volta i comunisti, e con essi c'erano pure i fascisti: giovani o meno giovani, poveri o ricchi, belli o brutti che fossero, tutti riuniti pro o contro questo grande ideale, poco importa se buono o cattivo, un ideale per cui vivere – e all'occorrenza morire – lungo il corso monotono di questa nostra esistenza.

Un tempo infatti ci si sparava, ci si sprangava, ci si pestava e ci si uccideva per questo ideale: oggi invece ci si spara, ci si spranga, ci si pesta e ci si uccide ugualmente, ma questa volta per nulla. Ci si uccide lo stesso, ma senza più alcun motivo, ci si distrugge a vicenda per niente, in questo silenzio assordante che ci circonda, emblema edonista e compiacente del politically correct dominante.

E allora forse dovremmo nuovamente inventarli, questi comunisti, visto che senza di loro il mondo dorme incosciente in un sonno pesante di vanità e delusione, in un miraggio del nulla che ci riporta nel nulla, poiché proviene esso stesso dal nulla.

Non che c'importi davvero dei "rossi", probabilmente, con le loro lotte infinite, le loro polemiche urlanti e le loro illusioni perdenti: forse potremmo anche fare a meno di loro.

Ma perlomeno, se fossero ancora su questa terra, ci sarebbe ancora qualcuno che riuscirebbe a dire di NO, che si saprebbe opporre davvero a questo disegno perverso di dominazione globale, di addomesticamento delle coscienze, di creazione artificiosa del consenso, in una parola a questo "nulla che avanza" che ha circondato e oppresso ormai quasi del tutto questo nostro pianeta.

Quindi, se sta un po' a cuore anche a noi la sorte futura non tanto della nostra realtà esteriore quanto piuttosto di quella interiore, se non vogliamo cioè anche noi "perdere l'anima" in questo abisso malato dell'inutilità generale, è bene forse rammentarci un po' di quel tempo, in cui esistevano ancora i dinosauri su questa terra, quando viveva ancora la specie estinta dei comunisti.

Per non dimenticare, ovviamente, ma soprattutto per continuare a sperare: perché se cessa la speranza in noi stessi, che come si sa è per definizione l'ultima a morire, vuol dire che molto prima di essa saremo certo anche noi belli che morti da un pezzo.

Roma, 4 Ottobre 2014
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