Canto dell'Om e meditazione attraverso il suono

 

Relazione per il I Convegno di Studi sulla Meditazione Cristiana,

in Claudio Del Brocco (a cura di), Preghiera profonda e meditazione silenziosa: alcune metodologie, Roma 1991 (Audio)

 

Quest'intervento si riferisce al significato e al valore del suono nell'esperienza interiore, e in particolare nella pratica della preghiera contemplativa cristiana.

La musica, o meglio il suono, può infatti aiutarci moltissimo a entrare in contatto con una nostra dimensione che non è mentale, non è logica, non è discorsiva: come diceva per esempio Sri Aurobindo, attraverso certe forme di yoga (lui parlava di yoga integrale) e attraverso certe forme di azione e di espressione, si possono velocizzare i processi di discesa nel profondo. Mediante l'ascolto di una musica o, in questo caso specifico, di certi suoni, si possono ottenere quindi dei risultati che altrimenti sarebbero raggiungibili solo dopo molti anni o lunghi periodi di yoga. 1

Quando, ad esempio, nei gruppi contemplativi cristiani viene praticata la preghiera profonda o la meditazione silenziosa, le persone che vengono le prime volte impiegano generalmente molto tempo per capire quale sia questa dimensione non logica, non discorsiva, non mentale: invece quando c'è un suono, quando c'è una musica, una risonanza interiore, tutto è molto più semplice.

In India, per esempio, vediamo ipnotizzare il cobra con la musica; quantunque non sia tanto il suono ad ipnotizzarlo, quanto il movimento del corpo del suonatore, possiamo adottare ugualmente questa metafora per capirci. Il cobra rappresenta infatti, in un certo senso, la nostra mente, il serpente che si muove continuamente a destra e a sinistra, e se noi usiamo un suono nella maniera giusta, questo suono può riuscire a fermare la mente, ha questa capacità.

Ma quali sono questi suoni? Questi suoni sono generalmente conosciuti come mantra. I mantra sono suoni o parole che vengono ripetute, nelle varie tradizioni, per aiutare il contatto interiore; ma la caratteristica fondamentale del mantra non è tanto la parola in sé, o il suo significato intellettuale, bensì il suono stesso della parola, la sua risonanza.

Prendiamo ad esempio il famoso episodio delle mura di Gerico, quando il Signore disse agli ebrei: "Fate sette giri intorno alla città". Il sette è un numero simbolico, e quello dei giri è un discorso circolare, e quindi ci ricolleghiamo al discorso del mandala, di questi disegni, di queste immagini circolari che aiutano visivamente la contemplazione, la concentrazione. Poi disse: "Fate suonare le vostre trombe". Le trombe rituali venivano usate dagli ebrei durante le cerimonie importanti, come ad esempio la consacrazione del Tempio, e la loro risonanza spirituale ha in questo caso una tale forza da far crollare le mura.

Tutto questo si può interpretare benissimo anche in senso simbolico o animico: questa risonanza, infatti, deve essere così forte da far crollare completamente le nostre mura interiori. Allora questa risonanza può avere una sua forza vera e propria, e questa forza è una forza sonora, non frutto di ragionamenti o di mentalizzazioni.

Il più grande mantra che conosciamo è l'Om. Vi leggo brevemente quello che viene detto a questo proposito da Henry Le Saux, monaco benedettino vissuto a lungo in India presso lo Shantivanam Ashram del padre Bede Griffith, che parla appunto dell'Om inserendolo all'interno di una visione contemplativa cristiana:

 

L'Om che i nostri Rishi hanno sentito vibrare nella loro anima
quando discesero nel più profondo di loro stessi,
più profondo dei loro pensieri e più profondo dei loro desideri,
nella solitudine esistenziale dell'essere;
l'Om che mormora nel brusìo delle foglie gementi al vento,
l'Om che mugghia nella tempesta e geme nello zaffiro...
L'Om della corsa delle sfere nello spazio,
l'Om che ronza nel nucleo dell'atomo e quello che canta nel canto degli uccelli,
che si libera nel grido delle belve della foresta,
l'Om del riso degli uomini, quello dei loro singhiozzi,
l'Om che vibra nei loro pensieri e in tutti i loro desideri...
L'Om che fa lo spazio entrando nel tempo;
questo Om d'un subito proruppe tutto in un luogo dello spazio,
e in un punto del tempo, nella sua indivisibile pienezza,
quando, dal seno di Maria, nacque Figlio di uomo,
Gesù, il Verbo, Figlio unico di Dio. 
(H.LE SAUX, Preghiera e presenza: saggio sulla preghiera, Cittadella, Assisi 1973) 2

 

Queste sono parole molto belle: voi sapete, per esempio, che all'interno del Cristianesimo primitivo ed esoterico (per esempio di matrice rosacrociana) c'erano alcune tradizioni che usavano leggere e contemplare soltanto i primi versi del Prologo al Vangelo di Giovanni, quando egli parla del Verbo: In principio era il Verbo, ed il Verbo era presso Dio, ed il Verbo era Dio.

Inoltre san Paolo parla del “Cristo cosmico” e dice che la realtà del Cristo è incommensurabilmente grande, infinitamente più grande di quanto ciascuno di noi possa immaginare: in questo senso possiamo dunque dire che quando si fa l'esperienza di questo canto, di questo mantra, c'è veramente una presenza che arriva, in quanto questo suono, attraverso la sua potenza acustica, crea un'atmosfera vibratoria, una sorta di “temperatura psichica” dell'ambiente.

In India generalmente l'Om viene eseguito prima delle funzioni religiose, perché le loro cerimonie sono sempre cantate, dal principio alla fine, e questi canti vengono chiamati bhajans o kirtans, secondo i vari stili e le varie zone geografiche: prima delle cerimonie essi intonano l'Om all'unisono, e in particolare nella tradizione tibetana questo canto viene prodotto mediante l'utilizzo dei suoni armonici, che sono una sorta di risonanze che si sviluppano sulla nota fondamentale, sulla nota grave, e che creano una musica che quasi viene da sé, non voluta, non mentalizzata.

In tutte le diverse tradizioni questi suoni e queste risonanze hanno avuto sempre un valore sacrale e magico, e aiutano molto a calarsi in una dimensione di meditazione profonda: quando infatti ci sono o più persone che cantano insieme e sono capaci di produrre gli armonici, si crea tutta una musica che per certi versi è simile alla dimensione della glossolalìa. 3 Però, mentre la glossolalìa ancora risente di una dimensione verbale, semantica e concettuale, qui vi è soltanto un unico suono, come un'onda acustica che si esprime: inoltre questi suoni agicono proprio fisicamente, perché risuonano nella parte alta della testa, là dove la tradizione orientale pone il terzo occhio, e dunque svolgono un’azione molto forte anche a livello psicofisico sottile.

In questo senso, dunque, il suono ha un'enorme capacità di attivazione della sensitività individuale, il che, se ripreso in pieno in un ambito di purificazione e di crescita spirituale, può essere di enorme aiuto: chi può negare infatti che una persona mistica non possa o non debba essere anche sensitiva? Nella Chiesa d'Oriente, ad esempio, esistono i padri "dioratici", cioè "veggenti", che appartengono alla tradizione contemplativa ortodossa del Monte Athos, espressa nell’esicasmo o nella Filocalìa (della quale noi occidentali conosciamo purtroppo ben poco), nella quale vi è una fortissima attivazione di tutte le parti della psiche. 4

Personalmente dunque mi attira moltissimo questa dimensione, che è al contempo cristiana e pre-cristiana, secondo la quale il Cristo esisteva ancor prima che Gesù si incarnasse, e questo rappresenta un grande mistero cosmico ed universale: come diceva infatti sant’Agostino, quella che ora prende il nome di religione cristiana esisteva già in antico e non fu assente neppure all'origine del genere umano, finché venne Cristo nella carne. Fu allora che la vera religione, che già esisteva, incominciò ad essere chiamata cristiana. 5

Questo suono, di conseguenza, ha una tale forza che ci consente di ottenere dei grossi risultati in breve tempo, se quest'esperienza viene fatta nella maniera giusta, con lo spirito giusto, con l'interiorizzazione giusta, con le persone giuste: tutta questa ricerca infatti è nata inizialmente in un ambiente musicale, artistico e compositivo, nel quale si è successivamente sviluppata l'idea di utilizzare questi suoni come strumento di meditazione e di esplorazione di stati di coscienza profonda, sebbene i musicisti utilizzino tuttora generalmente queste tecniche soprattutto da un punto di vista musicale. Senza dubbio è giustissimo secondo me farci della musica (e sotto questo profilo le potenzialità degli armonici vocali sono infinite e possono aprire veramente nuovi orizzonti e nuovi linguaggi musicali per il futuro), però è secondo me altrettanto giusto fare un'esperienza del genere nel campo della preghiera profonda, in un campo di interiorizzazione e di meditazione.

Come dunque fare ciò? Personalmente penso che sia necessario approfondire anche un discorso parallelo, e cioè quello di ricercare quali siano i valori del suono nelle altre tradizioni religiose e nel contesto specifico dei vari popoli, quale sia l'uso dei mantra nelle diverse tradizioni, che tipo di strumenti vengono usati, imparando così a conoscere gli strumenti della musica primitiva, ad esempio quelli degli aborigeni australiani, oppure gli strumenti rituali delle varie tradizioni religiose, come ad esempio le trombe cerimoniali tibetane, ecc. Ci sono infatti realtà musicali bellissime e interessantissime, fondate tutte sul principio della risonanza e dei suoni armonici, che si manifestano sia attraverso l'uso degli strumenti che attraverso la voce.

Si tratta infatti di una dimensione artistica e spirituale che unisce tra loro tutte le varie forme di religiosità del passato, da quelle di magìa a quelle di contemplazione, da quelle di purificazione a quelle di preghiera, ecc., e le inserisce tutte in una dimensione galattica: le galassie sono infatti un'espressione divina, e se noi contempliamo le stelle di notte, ad esempio, ci troviamo di fronte a un'immensità travolgente, ci troviamo di fronte all'Infinito, a quello che gli Indiani chiamano Nirguna Brahman, l'aspetto informale di Dio, nel quale ci perdiamo completamente.

Però, purtroppo, in questa nostra dimensione di vita quotidiana il perdersi è spesso affidato alle forze basse: mi riferisco al discorso della droga, rispetto al quale “sento” personalmente (pur non avendone alcuna esperienza diretta) che anche attraverso la riscoperta di situazioni del genere noi possiamo veramente condurre una possibile ed efficace guerra alle varie forme di dipendenza psicofisica legate alla droga. Perché attraverso di esse i giovani cercano di liberarsi da queste gabbie mentali e culturali che sono la logica, la razionalità,l'utilitarismo, il calcolo, che nella nostra società vengono vissute come fini a se stesse, al punto da divorare ogni possibile fonte di creatività o di fantasia; così, essi entrano nel nulla, e finiscono per perdervisi totalmente.

Per cui è giusto che anche attraverso un cammino di purificazione, di contemplazione e di discesa nel profondo ci si possa riappropriare di queste dimensioni di coscienza, purificandole e trasformandole; perché non è assolutamente detto che l’etica sia qualcosa di adatto solo ai buonisti, ai pacifisti, ai fricchettoni, penso invece che si tratti di qualcosa che trasforma la materia, trasforma l'anima, qualcosa che ci trasforma completamente e profondamente. Non è assolutamente vero, dunque, che per meditare si debba per forza essere eterei, astratti o staccati dal mondo e dal sociale; viceversa si tratta di una cosa estremamente reale, di cui c'è un gran bisogno e un gran desiderio, anche e soprattutto a livello fisico e concreto.

Ecco dunque, quello che io desidererei fare è innanzitutto divulgare queste tecniche di canto armonico ( la difficoltà nel produrre gli armonici dipende infatti, oltre che da una certa capacità di interiorizzazione, anche da un minimo di tecnica vocale), e poi far sì che questa cosa vada avanti da sola (come in effetti già accade in diverse parti del mondo) e che un giorno le persone si incontrino, per esempio, in una notte d'estate a cantare sotto le stelle, ritrovandosi unite, per così dire, in una dimensione di ricezione e di trasmissione. Perché, se è vero che quando si fa meditazione insieme, quando si scende insieme nel profondo, si crea un'atmosfera molto bella e una sorta di vibrazione, di anima di gruppo, è anche vero che sarebbe ancor più bello poter esprimere musicalmente questa realtà.

Perché il punto è: che cos'è l’anima? Cos'è la realtà dell'anima? Non è detto infatti che la realtà dell'anima debba per forza avere dei connotati confessionali; noi dobbiamo essere senz’altro in grado di riconoscere la realtà dell'anima anche attraverso la testimonianza confessionale, ma non necessariamente solo in quel contesto o esclusivamente solo sotto quella forma. Di conseguenza, l'arte e la spiritualità sono a mio avviso destinate in futuro ad unirsi e a fondersi, fino a diventare un'unica, inscindibile espressione dell'anima e del Divino nell'uomo.

 

Domanda: Per un gruppo che viene una settimana in ritiro, il canto dell'Om diciamo "normale", debitamente introdotto, mi sembra più adatto e più pratico rispetto al canto degli armonici. Cosa ne pensi?

 

Sono due discorsi diversi, due dimensioni parallele ma differenti, così come sono diverse le maniere nelle quali vengono eseguiti questi canti; per esempio nel subcontinente indiano, che è la loro patria d'origine, l'Om si canta in un modo diverso da come avviene in Tibet.

La religiosità tibetana è infatti molto legata alla dimensione dell'oltretomba, è una religiosità di tipo evocativo; per esempio, i monaci tibetani hanno il compito di accompagnare le anime nel corso del trapasso e di portarle verso la Luce: questo carattere evocativo e funerario era tipico anche della religione egiziana e di altre religioni del passato, in cui si ritrova un analogo contatto con il regno dei morti e dell’oltretomba. I monaci compiono dunque le loro cerimonie usando degli strumenti rituali, tra i quali ci sono, ad esempio, le cosiddette trombe “telescopiche” (così chiamate perché i vari pezzi che le compongono si inseriscono gli uni dentro gli altri, come negli antichi cannocchiali), che hanno una risonanza notevole e sono strumenti che generano una ricca gamma di armonici, portando la mente in uno stato di coscienza profondo. I Tibetani inoltre sono tipici nell'eseguire l'Om, e gli armonici relativi, attraverso un'intonazione di voce molto grave, e ciò crea una situazione di attivazione molto forte, perché questi suoni agiscono anche a livello psichico.

Quando infatti si cantano gli armonici si crea realmente un qualcosa, che in un certo senso si muove da sé, come se prendesse vita per una forma di "partenogenesi", senza intervento umano; per poter arrivare a questo, per poter raggiungere la giusta dimensione, e da lì cantare, ci vuole quindi tutto un processo di grande interiorizzazione, perciò diciamo che si tratta di una situazione un pò avanzata e delicata, forse non adatta ai principianti, perché i suoni emessi smuovono situazioni psichiche e animiche profonde.

In India, viceversa, esiste una concezione dell’Om molto più intima, più semplice, per certi versi più devozionale, in cui si usa l'Om (che gli Indiani chiamano Pranava, cioè il Suono Eterno), prima dei canti e delle cerimonie religiose, intonando sull'harmonium una nota fissa, una sorta di bordone continuo, sul quale eseguire collettivamente l'Om, creando un flusso di suono ininterrotto, senza mai lasciar cadere la vibrazione: l'obiettivo di questa pratica è infatti quello di creare una sonorità che ti porti via, ti trascini con sé nel profondo e ti consenta così di effettuare un’esperienza di meditazione attraverso il suono.

Quindi l'Om inteso nell’accezione indiana, senza una produzione intenzionale di armonici e utilizzato come mezzo d'interiorizzazione profonda, aiuta molto a raggiungere un certo livello di rilassamento, come quello che si ottiene durante la famosa “discesa a zero” del training autogeno; viceversa l'Om tibetano, l'Om degli armonici per intenderci, è invece in un certo senso il “risultato” della discesa a zero, in cui prima c'è il rilassamento e poi il canto, e allora ciò che avviene all'interno dell’individuo può anche esprimersi all'esterno sotto forma acustica e, per così dire, “fecondare l'ambiente”, manifestandosi in modo “oggettivo” come una presenza effettiva, reale e concreta, di enorme potenza spirituale.

 

Domanda: Ascolti e verifichi dei risultati nelle persone che vivono con te questa esperienza ?

 

Certo, i benefici consistono secondo me soprattutto nel fatto che in questo modo si può dare un impulso vero ad una possibile evoluzione di quei famosi discorsi di “musicoterapica” o di “guarigione attraverso il suono”, che generalmente sono in verità molto confusi. Credo infatti che in questa dimensione di interiorizzazione e di contatto acustico e risonante si può veramente iniziare a capire che cosa significa "guarire attraverso il suono": non dico che io lo sappia (perché infatti non ne ho la più pallida idea a livello per così dire “teoretico”), però credo che questa sia la strada giusta. Credo infatti che si debba andare avanti in maniera molto intuitiva e sperimentale, restando sempre aderenti a una mentalità di ricerca, di indagine empirica sia dal punto di vista interiore che esteriore: guai infatti se si cade nell'illusione di aver risolto, con questa o quella tecnica di meditazione, tratta da questa o da quella tradizione, tutti i problemi dell'umanità, e di aver così raggiunto le più alte vette dell'arte e della spiritualità... Sarebbe davvero una misera sorte, che toccherebbe alla serietà ed alla veridicità della nostra ricerca, e non credo proprio che essa lo meriti!

Dopo un primo momento in cui la persona inizia ad avere una certa dimestichezza con la “discesa a zero”, con il rilassamento e la meditazione profonda, e un secondo momento in cui si è appresa e affinata la tecnica di canto armonico, questo tipo di esperienza potrebbe dunque costituire un successivo passo avanti, o se volete anche un'esperienza parallela, che accompagni colui che medita nella sua ricerca del Divino: il tutto compiuto attraverso la musica, o meglio il suono, la cui azione trasformativa sulla psiche umana è un campo d’indagine ancora tutto da scoprire.

 

da Preghiera profonda e meditazione silenziosa: alcune metodologie,
I° Convegno di Studi sulla Meditazione Cristiana, Roma 1991
(dipensa dattiloscritta a cura di Claudio Del Brocco)
 

Note

 

1 L’Asia ha molto da offrire all’autentica spiritualità cristiana: una preghiera che sviluppa grandemente la persona umana nella sua unità di corpo-anima-spirito; una preghiera di profonda interiorità e immanenza; tradizioni di ascetismo e di rinunce; tecniche di contemplazione di antiche religioni orientali, come Zen o Yoga; forme semplificate di preghiera, come il “nam-japa”, il “bhajan” e altre espressioni popolari di fede e di pietà di persone che, con mente e cuore, si rivolgono fedelmente a Dio ogni giorno. Seconda Assemblea plenaria della FABC (Federazione delle conferenze episcopali dell’Asia), Sessione IV, 8, in Fides, ed. spagnola, 9-12-1978.

2 H.LE SAUX, Preghiera e presenza: saggio sulla preghiera, Cittadella, Assisi 1973

3 Per glossolalìa si intende il cosiddetto “cantare in lingue” della Chiesa cristiana primitiva, iniziato il giorno di Pentecoste quando gli Apostoli, ripieni di Spirito Santo, cominciarono ad invocare e lodare il Signore in tutte le lingue allora conosciute: si tratta di una pratica ripresa ai giorni nostri dalle varie “comunità carismatiche” sorte nella Chiesa postconciliare allo scopo di riscoprire lo spirito cristiano originario attraverso il recupero dei cosiddetti carismi primitivi.

4La Filocalia (in greco Φιλοκαλειν, letteralmente amore della bellezza) è una raccolta di testi di ascetica e mistica della Chiesa cristiana ortodossa . Fu pubblicata in greco a Venezia nel 1782 da Nicodemo l'Agiorita (cioè del Monte Athos ) e Macario di Corinto . Ebbe un immenso successo nel mondo slavo grazie alla traduzione di Paisij Velicovskij . Oltre alla Bibbia e ad alcuni testi dei primi Padri della Chiesa , la Filocalia è una delle più ammirate e feconde testimonianze a stampa della pietà cristiana ortodossa. All'assidua lettura di essa da parte dei fedeli si fa continuamente riferimento nei celebri Racconti di un pellegrino russo . http://it.wikipedia.org/wiki/Filocalia

5 S.AGOSTINO, Retractationes I, 13.-3

 

 

David Hykes and The Harmonic Choir - Gravity Waves