Nella pancia della Balena
RIFLESSIONI SUL PINOCCHIO MURATORE
It's a fresh wind that blows against the Empire (Jefferson Airplane)
Molto è stato scritto sul collegamento fra la fiaba di Pinocchio, il suo autore e la Libera Muratoria, con le sue ritualità e i suoi simbolismi iniziatici: dunque non svelerò nulla di nuovo se tornerò anch'io brevemente sull'argomento, ultimo arrivato in ordine di tempo e d'importanza, cercando di riferirmi più alla mia personale esperienza e sensibilità che agli autorevoli testi degli esperti e dei commentatori che mi hanno preceduto.
Tanto per cominciare non ritengo personalmente, come fanno altri autori, che la componente simbolica ed esoterica presente in questa fiaba sia il frutto di una volontà intenzionale e cosciente di Collodi, che come sappiamo era un fratello muratore egli stesso: trattandosi invece, secondo me, di un'opera "psichica" e per certi versi "oggettiva", l'aspetto simbolico e archetipico in essa presente è piuttosto da rintracciarsi nella fonte profonda dell'ispirazione cui ha attinto l'autore, il cui inconscio ha evidentemente pervaso ogni pagina della sua creazione, manifestandosi sotto forma di simboli e di metafore psichiche ed esoteriche nei personaggi e negli episodi che tutti noi conosciamo.
Lo stesso fatto che inizialmente la storia (comparsa a puntate su un rotocalco dell'epoca) avrebbe dovuto finire con la morte di Pinocchio, impiccato nottetempo dal Gatto e dalla Volpe alla grande quercia del bosco, per svilupparsi ulteriormente solo in seguito, grazie al grande successo di pubblico e alla volontà dei lettori, ci mostra infatti come non vi fosse in realtà un intendimento cosciente da parte di Collodi nel progettare inizialmente il racconto, e con esso il simbolismo iniziatico che lo pervade, ma come invece tutto si sia sviluppato gradualmente da sé, attingendo al grande serbatoio psichico dell'autore, questo sì profondamente intriso della simbologia massonica che egli ben conosceva.
Anche le varie letture a carattere iniziatico o psicologico che nel tempo sono state fatte di questa storia risentono spesso, del resto, di errori profondi d'interpretazione, derivanti a parer mio non tanto da un difetto d'erudizione quanto piuttosto da una mancanza di esperienza individuale e diretta di quanto descritto (caratteristica questa che contraddistingue, purtroppo, molta della pubblicistica esoterica e/o psicoanalitica del nostro tempo, anche a livelli considerati d'eccellenza): un esempio fra tutti è proprio il citato episodio della morte di Pinocchio, da molti ritenuto un'allegoria della cosiddetta "morte mistica" o "iniziatica", fase questa che precede sempre, come si sa, il rituale d'ammissione massonico in loggia.
Premesso dunque che non sono un fratello né ho mai avuto modo di discutere con i fratelli di questi argomenti, ritengo viceversa – nella mia ignoranza - che la fase della cosiddetta "morte mistica" non corrisponda tanto, come ritengono alcuni, all'impiccagione di Pinocchio (anche se essa ricorda molto da vicino l'analoga carta dei Tarocchi denominata "l'Appeso", termine con cui viene peraltro descritta in ambito esoterico la figura stessa del Cristo), quanto piuttosto debba essere ricondotta alla sua permanenza nella pancia della Balena, là dove egli finalmente "tocca il fondo" nel faticoso processo di ricognizione ed elaborazione dell'Ombra, incominciato con la sua precedente caduta in acqua e conseguente "annegamento".
Lì infatti Pinocchio viene infine a contatto col Sé, il cui simbolismo archetipico e primordiale è simboleggiato dalla pancia del grande cetaceo, vera e propria rappresentazione della volta stellata raffigurata sul soffitto delle logge massoniche, lì egli ritrova il contatto con lo "psicopompo" perduto, cioè con la figura del Maestro costruttore e iniziatore, simboleggiata dal personaggio di Geppetto; lì, dopo "tre giorni" nella tomba, egli finalmente ritorna tra i vivi, trascinando con sé a nuova vita anche Geppetto, la cui unica ragione di esistenza risiede in realtà nella riuscita effettiva della Grande Opera (la cui realizzazione, peraltro, non è mai assicurata, presentandosi invece come una rara possibilità cui ben pochi hanno accesso, secondo il famoso dettato evangelico per cui molti sono i chiamati ma pochi gli eletti - Mt. 20, 1-16).
Il compimento della Grande Opera è dunque reso possibile, nella fiaba di Collodi, non solo dalla maturazione progressiva di Pinocchio attraverso le sue mille peregrinazioni e tribolazioni, non solo dalla sua morte mistica nella pancia della Balena, non solo dall'opera di creazione e di costruzione del burattino da parte di Geppetto, non solo dalla protezione e benedizione costantemente assicuratagli dalla Fata Turchina, ma anche – e direi soprattutto – dalla natura potenzialmente e intrinsecamente qualificata del "buon legno di ciliegio" da cui egli proviene, analogo alla cosiddetta terra mercurialis dell'alchimia, senza la quale nessuna trasmutazione iniziatica è possibile.
Il che significa, fuor di metafora, che solo chi è animato da una sincera e disinteressata aspirazione, da una ingenua e appassionata vocazione e da un'innata e intrinseca bontà d'animo potrà un giorno accedere, sotto una guida opportuna e solo se il karma individuale lo permette, all'iniziazione spirituale più alta, dopo infinite peripezie, al contempo esteriori e interiori, che ne modellino e ne lavorino la personalità individuale secondo i dettami della Tradizione esoterica: al di fuori di ciò, viceversa, vi sarà solo imitazione, scimmiottamento e parodia della vera conoscenza iniziatica, un peccato questo che grida vendetta - si può esserne certi - davanti agli occhi di Dio.
Siamo sicuri, dunque, che tutti gli aspiranti muratori che ai nostri giorni bussano alle porte del Tempio siano dotati di questa qualifica? Noi ce lo auguriamo davvero, non tanto per noi quanto piuttosto per loro: perché a chi ha sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha (Mc. 4,25).
Un viandante passò da un paese.
La gente era al lavoro: gli uomini nei campi, le donne al lavatoio, i bambini a scuola.
Non c'era che un agnellino per la strada: brucava erba tra i sassi e suonava un campanello.
- Benedetto questo paese - disse il viandante - che invece di un cane mette di guardia un agnello.
La pace è meglio custodita dall'innocenza che dalla forza.
(Renzo Pezzani, Innocenza, Torino 1965)
Roma, 3 Giugno 2014,
https://www.pierluigigallo.org/web/2016-03-18-17-49-41/risonanze/118-nella-pancia-della-balena
Addendum
Riflettendo meglio su quanto ho scritto in questo articolo, ho constatato anche io – pur se col senno di poi – di aver commesso un errore, nel ritenere di far coincidere la “morte mistica” di Pinocchio con la sua permanenza nella pancia della balena (che in realtà è un pescecane...), mentre invece non è così: la trasformazione finale del burattino di legno in un “bambino di carne” avviene infatti soltanto allorquando, raggiunta la riva insieme a Geppetto e avvolti entrambi da una fitta nebbia che li addormenta e li culla, si risvegliano assorti in una stanza assolata, osservando stupiti il burattino in un angolo, ormai privo di vita, mentre Pinocchio è rinato, definitivamente trasformato in un bambino vero.
E la Fatina è con loro.
Come dire, dunque, che “l’uomo propone ma Dio solo dispone”, con buona pace di quanti, entro le mura del Tempio, ancora ritengono di poter fare a meno di Lui: sarà forse questa, nascosta alla mente ma conosciuta dal cuore, la verità perduta dalla Fraternità Muratoria, che ha sostituito la fede nelle realtà spirituali con una hybris sospetta, di prometeica natura, che ripropone ancor oggi la disfida di un tempo, avvenuta ab origine entro il giardino dell’Eden, dove il "grande tentatore" disse beffardo alla coppia la sua enigmatica frase: eritis sicut deus?
Che ogni fratello o maestro non lo dimentichi mai, pena commettere errori dalle conseguenze incalcolabili, che spingono tuttora qualcuno ad agire e operare nell’ombra senza curarsi di Lui, e che porteranno ben presto alla sua definitiva scomparsa e sostituzione iniziatica: ancora gli è stato dato del tempo, per valutare e redimersi, ma poi la scelta è dovuta, e sarà la scelta finale...
... infin che ‘l veltro verrà (Inferno, I 102-103)
Barbarano Romano (VT), 9 Agosto 2014