Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere sociale, politico e di attualità, volti a evidenziare e smascherare le mille forme di condizionamento e di manipolazione cui siamo quotidianamente sottoposti, costituendo in tal modo una sorta di pars destruens rispetto alle concezioni e alle idee espresse nella precedente sezione, di cui rappresenta il complemento e l'antitesi, come una sorta di Ombra.

Il navigatore attento non mancherà di trovarvi pensieri e posizioni anche piuttosto antitetici o contraddittori fra loro, secondo un principio di trasversalità intellettuale che ha caratterizzato negli anni la mia ricerca e i miei studi, nonché i molteplici incontri e contatti con personaggi diversi, provenienti da parrocchie e ideologie contrapposte ma tutti animati da un'aspirazione reale e sincera comune.

Questo spiega quindi, in qualche modo, la fondamentale eterodossia di questa rubrica, nonché la sua stessa ragion d'essere: scardinare le coscienze - prima di tutto la mia - per giungere così, forse un giorno, a quella "terra di nessuno" priva di ogni certezza dove ciascuno può ritrovarsi solo di fronte a se stesso e alla verità delle cose.

Può sembrare poca cosa, di fronte alla complessità del reale: ma poiché prima o poi abbandoneremo tutti questo pianeta, meglio prepararci fin d'ora a separarci anzitutto dai nostri schemi mentali.

Ieri, mentre fremevo disperato in mezzo alla strada, inchiodato al suolo, una goccia di pietà cadde dall'alto sul mio viso; non un alito di vento nell'aria, non una nube in cielo… c'era soltanto una presenza. (André Schwartz-Bart, L'ultimo dei giusti, Parigi 1959)

Roma, 13 Settembre 2013

Impero

Categoria: Dissonanze Mercoledì, 18 Giugno 2014 Scritto da Tony Negri, Michael Hardt Stampa Email

E' DAVVERO QUESTO IL MIGLIORE DEI MONDI POSSIBILI?

Gli Imperi del futuro sono gli Imperi della mente
(Winston Churchill)


L’Impero si materializza sotto i nostri occhi. Nel corso degli ultimi decenni, con l’abolizione dei regimi coloniali e ancor più velocemente dopo il crollo definitivo delle barriere sovietiche di fronte al mercato del mondo occidentale, abbiamo assistito ad una irresistibile e irreversibile mondializzazione degli scambi economici e culturali. Accanto al mercato mondiale ed ai circuiti mondiali di produzione sono sorti un ordine mondiale, una logica e una struttura nuova del potere - in breve, una nuova forma di sovranità. L’Impero è il soggetto politico che regola effettivamente gli scambi mondiali, il potere sovrano che governa il mondo.


Molti sostengono che la mondializzazione della produzione e degli scambi capitalistici significa che le relazioni economiche sono divenute più indipendenti dal controllo politico, dunque che la sovranità politica è in declino. Alcuni celebrano questa nuova era come la liberazione dell’economia capitalista dalle restrizioni e dalle distorsioni che le forze politiche le avevano imposto; altri, al contrario, la deplorano poiché essa chiude le vie istituzionali attraverso cui lavoratori e cittadini potevano influenzare o contestare la logica fredda del profitto capitalistico. E’ vero che, con l’avanzare del processo di mondializzazione, la sovranità degli Stati-nazione, pur restando largamente effettiva, è progressivamente declinata. I fattori primari della produzione e degli scambi - denaro, tecnologia, personale e merci - attraversano le frontiere con una facilità crescente; ne segue che lo Stato-nazione ha sempre meno potere per regolare quei flussi e imporre la sua autorità sull’economia. Anche gli Stati-nazione dominanti non devono essere più considerati come delle autorità supreme e sovrane, sia all’esterno delle proprie frontiere che all’interno di esse. Ad ogni modo, il declino della sovranità degli Stati-nazione non significa che la sovranità sia in declino in quanto tale. Per tutto il corso delle trasformazioni contemporanee, i controlli politici, le funzioni statali e i meccanismi regolatori hanno continuato a regolare il campo della produzione e degli scambi economici e sociali. La nostra ipotesi fondamentale è che la sovranità ha acquisito una forma nuova, composta di una serie di organismi nazionali e sovranazionali uniti sotto una logica unica di governo. Questa nuova forma mondiale di sovranità è ciò che noi chiamiamo l’Impero. La sovranità declinante degli Stati-nazione e la loro incapacità crescente a regolare gli scambi economici e culturali sono, infatti, i primi sintomi dell’avvento dell’Impero.

(...) Dobbiamo sottolineare tuttavia che noi non impieghiamo qui il termine "Impero" come una "metafora" - ciò che esigerebbe una dimostrazione delle rassomiglianze tra l’ordine mondiale e gli imperi di Roma, della Cina, delle Americhe, ecc. - ma piuttosto come un concetto, il che esige fondamentalmente un approccio teorico. Il concetto di Impero è caratterizzato fondamentalmente da una assenza di frontiere: il governo dell’Impero non ha limiti. Prima di ogni cosa, dunque, il concetto di Impero pone in principio un regime che ingloba la totalità dello spazio in cui dirige effettivamente il mondo "civilizzato" nel suo insieme. Nessuna frontiera territoriale limita il suo regno. In secondo luogo, il concetto di Impero si presenta esso stesso non come un regime storico che trae la sua origine da una conquista, ma piuttosto come un ordine che sospende effettivamente il corso della storia e fissa di là lo stato presente degli affari per l’eternità. Secondo il punto di vista dell’Impero, è la maniera in cui le cose saranno sempre e la maniera in cui esse erano pensate da tutta l’eternità. In altri termini, l’Impero presenta il suo potere non come un momento transitorio nel flusso della storia, ma come un regime senza frontiere temporali, dunque in questo senso fuori della storia o alla fine della storia. In terzo luogo, il potere dell’Impero funziona a tutti i livelli dell’ordine sociale, discendendo sino alle profondità del mondo sociale. Non solamente l’Impero gestisce un territorio ed una popolazione, ma esso crea anche il mondo reale che esso abita. Non contento di regolare le interazioni umane, esso cerca anche di regolare direttamente la natura umana. L’oggetto del suo potere è la vita sociale nella sua integralità, di modo che l’Impero rappresenta in effetti la forma paradigmatica del biopotere. Infine, sebbene la pratica dell’Impero si bagni continuamente nel sangue, il concetto di Impero è sempre dedicato alla pace - una pace perpetua e universale, al di fuori della storia.

L’Impero cui siamo di fronte dispone di enormi poteri di oppressione e di distruzione - ma questo fatto non deve in alcuna maniera darci la nostalgia delle antiche forme di dominazione. Il passaggio all’Impero e i suoi processi di globalizzazione offrono in effetti delle nuove possibilità alle forze di liberazione. La mondializzazione, naturalmente, non è una cosa unica e i molteplici processi che noi identifichiamo come tali non sono né unificati né univoci. Il nostro scopo politico - diremo noi - non è semplicemente di resistere a questi processi, ma di riorganizzarli e di riorientarli a dei nuovi fini. Le forze creatrici della moltitudine che sostiene l’Impero sono del tutto capaci di costruire un contro-Impero, ossia una organizzazione politica di ricambio degli scambi e dei flussi mondiali. Le lotte miranti a contestare e a sovvertire l’Impero, altrettanto di quelle destinate a costruire una reale soluzione di rimpiazzo, si svolgeranno così sul terreno imperiale medesimo - e infatti, delle lotte nuove di questo genere hanno già cominciato ad emergere. (...)

Toni Negri, Michael Hardt,
Prefazione a Impero,  Il nuovo ordine della globalizzazione,
Milano 2002