Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere sociale, politico e di attualità, volti a evidenziare e smascherare le mille forme di condizionamento e di manipolazione cui siamo quotidianamente sottoposti, costituendo in tal modo una sorta di pars destruens rispetto alle concezioni e alle idee espresse nella precedente sezione, di cui rappresenta il complemento e l'antitesi, come una sorta di Ombra.

Il navigatore attento non mancherà di trovarvi pensieri e posizioni anche piuttosto antitetici o contraddittori fra loro, secondo un principio di trasversalità intellettuale che ha caratterizzato negli anni la mia ricerca e i miei studi, nonché i molteplici incontri e contatti con personaggi diversi, provenienti da parrocchie e ideologie contrapposte ma tutti animati da un'aspirazione reale e sincera comune.

Questo spiega quindi, in qualche modo, la fondamentale eterodossia di questa rubrica, nonché la sua stessa ragion d'essere: scardinare le coscienze - prima di tutto la mia - per giungere così, forse un giorno, a quella "terra di nessuno" priva di ogni certezza dove ciascuno può ritrovarsi solo di fronte a se stesso e alla verità delle cose.

Può sembrare poca cosa, di fronte alla complessità del reale: ma poiché prima o poi abbandoneremo tutti questo pianeta, meglio prepararci fin d'ora a separarci anzitutto dai nostri schemi mentali.

Ieri, mentre fremevo disperato in mezzo alla strada, inchiodato al suolo, una goccia di pietà cadde dall'alto sul mio viso; non un alito di vento nell'aria, non una nube in cielo… c'era soltanto una presenza. (André Schwartz-Bart, L'ultimo dei giusti, Parigi 1959)

Roma, 13 Settembre 2013

Deserti rituali

Categoria: Dissonanze Venerdì, 23 Settembre 2016 Scritto da Dead Man Walking Stampa Email

Lei è molto infelice, signore! Io leggo nella sua mano che lei è un assassino e un santo! Un destino più infelice non c’è a questo mondo.  Lei peccherà ed espierà – il tutto ancora sulla terra.
(Joseph Roth, Tarabas. Un ospite su questa terra, 1934)

Quando il mio amore mi avrà lasciato, farò un bel viaggio senza ritorno.

Prenderò un volo per una terra lontana, mangerò qualcosa nel primo fast food, per poi dirigermi alla stazione dei bus e salire su un pullman per il Negev: appena inizia la sabbia, dove finisce la strada, scenderò in un luogo - il più lontano possibile - e comincerò a camminare pian piano, in attesa di perdere l'orientamento e non poter quindi tornare più indietro.

Avrò con me una borraccia e un bastone, nella speranza di non incontrare alcun cane: unico lusso la testa coperta, per non beccarmi un'insolazione ancora prima di aver cominciato, così da riuscire a passare una notte – almeno una sola – sotto le stelle del deserto infinito.

E poi inizierò a maltrattare il buon Dio, lamentandomi prima, arrabbiandomi poi, e infine mandandolo allegramente in quel posto, Lui che mi ha lasciato da solo e abbandonato a me stesso: ma poi, certamente, mi accorgerò che mi sbaglio, che Lui è sempre con me e che il Suo amore è costante - anche quando mi lascia da solo, di fronte alla fine.

Perché camminando nel deserto di sabbia, una volta perso l'orientamento, ti puoi permettere qualunque eresia, giacché hai abbandonato ogni cosa: non esiste più nulla al di fuori di te, solo il silenzio e uno sconfinato orizzonte, che essendo infinito non delimita nulla, ovviamente.

Al di fuori c'è il nulla, all'interno c'è il niente – e quindi il Tutto dov'è?

Dead Man Walking,
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