Lei è molto infelice, signore! Io leggo nella sua mano che lei è un assassino e un santo! Un destino più infelice non c’è a questo mondo. Lei peccherà ed espierà – il tutto ancora sulla terra.
(Joseph Roth, Tarabas. Un ospite su questa terra, 1934)
Quando il mio amore mi avrà lasciato, farò un bel viaggio senza ritorno.
Prenderò un volo per una terra lontana, mangerò qualcosa nel primo fast food, per poi dirigermi alla stazione dei bus e salire su un pullman per il Negev: appena inizia la sabbia, dove finisce la strada, scenderò in un luogo - il più lontano possibile - e comincerò a camminare pian piano, in attesa di perdere l'orientamento e non poter quindi tornare più indietro.
Avrò con me una borraccia e un bastone, nella speranza di non incontrare alcun cane: unico lusso la testa coperta, per non beccarmi un'insolazione ancora prima di aver cominciato, così da riuscire a passare una notte – almeno una sola – sotto le stelle del deserto infinito.
E poi inizierò a maltrattare il buon Dio, lamentandomi prima, arrabbiandomi poi, e infine mandandolo allegramente in quel posto, Lui che mi ha lasciato da solo e abbandonato a me stesso: ma poi, certamente, mi accorgerò che mi sbaglio, che Lui è sempre con me e che il Suo amore è costante - anche quando mi lascia da solo, di fronte alla fine.
Perché camminando nel deserto di sabbia, una volta perso l'orientamento, ti puoi permettere qualunque eresia, giacché hai abbandonato ogni cosa: non esiste più nulla al di fuori di te, solo il silenzio e uno sconfinato orizzonte, che essendo infinito non delimita nulla, ovviamente.
Al di fuori c'è il nulla, all'interno c'è il niente – e quindi il Tutto dov'è?
Dead Man Walking,
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