Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere sociale, politico e di attualità, volti a evidenziare e smascherare le mille forme di condizionamento e di manipolazione cui siamo quotidianamente sottoposti, costituendo in tal modo una sorta di pars destruens rispetto alle concezioni e alle idee espresse nella precedente sezione, di cui rappresenta il complemento e l'antitesi, come una sorta di Ombra.

Il navigatore attento non mancherà di trovarvi pensieri e posizioni anche piuttosto antitetici o contraddittori fra loro, secondo un principio di trasversalità intellettuale che ha caratterizzato negli anni la mia ricerca e i miei studi, nonché i molteplici incontri e contatti con personaggi diversi, provenienti da parrocchie e ideologie contrapposte ma tutti animati da un'aspirazione reale e sincera comune.

Questo spiega quindi, in qualche modo, la fondamentale eterodossia di questa rubrica, nonché la sua stessa ragion d'essere: scardinare le coscienze - prima di tutto la mia - per giungere così, forse un giorno, a quella "terra di nessuno" priva di ogni certezza dove ciascuno può ritrovarsi solo di fronte a se stesso e alla verità delle cose.

Può sembrare poca cosa, di fronte alla complessità del reale: ma poiché prima o poi abbandoneremo tutti questo pianeta, meglio prepararci fin d'ora a separarci anzitutto dai nostri schemi mentali.

Ieri, mentre fremevo disperato in mezzo alla strada, inchiodato al suolo, una goccia di pietà cadde dall'alto sul mio viso; non un alito di vento nell'aria, non una nube in cielo… c'era soltanto una presenza. (André Schwartz-Bart, L'ultimo dei giusti, Parigi 1959)

Roma, 13 Settembre 2013

Il progresso tecnico come sistema di dominio

Categoria: Dissonanze Venerdì, 31 Gennaio 2014 Scritto da Herbert Marcuse Stampa Email

marcuseLA CRITICA DI MARCUSE AI TOTALITARISMI "DEMOCRATICI" DELLA SOCIETA' DI MASSA


Il progresso tecnico esteso a tutto un sistema di dominio e di coordinazione crea for­me di vita e di potere che appaiono conciliare le forze che si oppongono al sistema, e sconfiggere o confutare ogni protesta formulata in nome delle prospettive storiche di libertà dalla fatica e dal dominio. La società contempora­nea sembra capace di contenere il mutamento sociale, in­teso come mutamento qualitativo che porterebbe a sta­bilire istituzioni essenzialmente diverse, imprimerebbe una nuova direzione al processo produttivo e introdurreb­be nuovi modi di esistenza per l'uomo.

Questa capacità di contenere il mutamento sociale è forse il successo più caratteristico della società industriale avanzata; l'accettazione generale dello scopo nazionale, le misure politiche aval­late da tutti i partiti, il declino del pluralismo, la conni­venza del mondo degli affari e dei sindacati entro lo stato forte, sono altrettante testimonianze di quell'integrazio­ne degli opposti che è al tempo stesso il risultato, non me­no che il requisito, di tale successo.

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(…) L'unione di una produttività crescente e di una crescente capacità di distruzione; la politica condotta sull'orlo dell'annientamento; la resa del pensiero, della speranza, della paura alle decisioni delle potenze in atto; il perdurare della povertà in presenza di una ricchezza sen­za precedenti costituiscono la più imparziale delle accuse, anche se non sono la raison d'etre di questa società ma solamente il suo sottoprodotto: la sua razionalità travolgente, motore di efficienza e di sviluppo, è essa stessa irrazionale.

Il fatto che la grande maggioranza della popolazione accetta ed è spinta ad accettare la società presente non rende questa meno irrazionale e meno riprovevole. La di­stinzione tra coscienza autentica e falsa coscienza, tra in­teresse reale e interesse immediato, conserva ancora un significato. La distinzione deve tuttavia essere verificata. Gli uomini debbono rendersene conto e trovare la via che porta dalla falsa coscienza alla coscienza autentica, dall'interesse immediato al loro interesse reale. Essi possono far questo solamente se avvertono il bisogno di mutare il lo­ro modo di vita, di negare il positivo, di rifiutarlo. È pre­cisamente questo bisogno che la società costituita si ado­pera a reprimere, nella misura in cui essa è capace di «di­stribuire dei beni» su scala sempre più ampia e di usare la conquista scientifica della natura per la conquista scientifica dell'uomo.

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(…) Di fronte ai tratti totalitari di questa società, la nozio­ne tradizionale della «neutralità» della tecnologia non può più essere sostenuta. La tecnologia come tale non può essere isolata dall'uso cui è adibita; la società tecno­logica è un sistema di dominio che prende ad operare sin dal momento in cui le tecniche sono concepite ed elabo­rate.

Il modo in cui una società organizza la vita dei suoi membri comporta una scelta iniziale tra alternative storiche che sono determinate dal livello preesistente della cultura materiale ed intellettuale. La scelta stessa deriva dal gioco degli interessi dominanti. Essa prefigura modi specifici di trasformare e utilizzare l'uomo e la natura e respinge gli altri modi. È un «progetto» di realizzazione tra altri. Ma una volta che il progetto è diventato opera­tivo nelle istituzioni e relazioni di base, esso tende a di­ventare esclusivo e a determinare lo sviluppo della socie­tà come un tutto. Come universo tecnologico, la società industriale avanzata è un universo politico, l'ultimo stadio della realizzazione di un progetto storico specifico, vale a dire l'esperienza, la trasformazione, l'organizzazione della natura come un mero oggetto di dominio.

Via via che il progetto si dispiega, esso plasma l'intero universo del discorso e dell'azione, della cultura intellet­tuale e di quella materiale. Entro il medium costituito dalla tecnologia, la cultura, la politica e l'economia si fon­dono in un sistema onnipresente che assorbe o respinge tutte le alternative. La produttività e il potenziale di svi­luppo di questo sistema stabilizzano la società e limitano il progresso tecnico mantenendolo entro il quadro del do­minio. La razionalità tecnologica è divenuta razionalità politica.

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(…) Una confortevole, levigata, ragionevole, democratica non-libertà prevale nella civiltà industriale avanzata, segno del progresso tecnico. (...) È mai possibile tracciare una vera distinzione tra i mezzi di comunicazione di massa come strumenti di informazione e di divertimento, e come agenti di manipolazione e di indottrinamento?

Herbert Marcuse, L'uomo a una dimensione, Einaudi 1967