Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere sociale, politico e di attualità, volti a evidenziare e smascherare le mille forme di condizionamento e di manipolazione cui siamo quotidianamente sottoposti, costituendo in tal modo una sorta di pars destruens rispetto alle concezioni e alle idee espresse nella precedente sezione, di cui rappresenta il complemento e l'antitesi, come una sorta di Ombra.

Il navigatore attento non mancherà di trovarvi pensieri e posizioni anche piuttosto antitetici o contraddittori fra loro, secondo un principio di trasversalità intellettuale che ha caratterizzato negli anni la mia ricerca e i miei studi, nonché i molteplici incontri e contatti con personaggi diversi, provenienti da parrocchie e ideologie contrapposte ma tutti animati da un'aspirazione reale e sincera comune.

Questo spiega quindi, in qualche modo, la fondamentale eterodossia di questa rubrica, nonché la sua stessa ragion d'essere: scardinare le coscienze - prima di tutto la mia - per giungere così, forse un giorno, a quella "terra di nessuno" priva di ogni certezza dove ciascuno può ritrovarsi solo di fronte a se stesso e alla verità delle cose.

Può sembrare poca cosa, di fronte alla complessità del reale: ma poiché prima o poi abbandoneremo tutti questo pianeta, meglio prepararci fin d'ora a separarci anzitutto dai nostri schemi mentali.

Ieri, mentre fremevo disperato in mezzo alla strada, inchiodato al suolo, una goccia di pietà cadde dall'alto sul mio viso; non un alito di vento nell'aria, non una nube in cielo… c'era soltanto una presenza. (André Schwartz-Bart, L'ultimo dei giusti, Parigi 1959)

Roma, 13 Settembre 2013

La memoria negata

Categoria: Dissonanze Sabato, 08 Febbraio 2014 Scritto da Roberto Nicolick Stampa Email

foibePER NON DIMENTICARE CIO' CHE INVECE IN MOLTI VORREBBERO DIMENTICARE, NELL'OMERTA' GENERALE *

Fu una pulizia etnica, bisognava far fuori gli italiani: allora si chiamarono fascisti e si ammazzarono, e si buttarono nelle foibe. (…) Però io ti posso dire questo: che come testimone oculare io ho visto anche in Croazia delle cose, da parte degli italiani, su cui è meglio sorvolare. Perché anche noi le abbiamo commesse, perché la guerra le comporta, questo é fatale, ecco. Quindi non facciamo tanto i moralisti. (Indro Montanelli, intervista al TG2, Febbraio 2005)


Il 10 febbraio è la Giornata del Ricordo, festa solenne nazionale italiana, istituita con la Legge 30 marzo 2004 per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e l’esodo giuliano – dalmata. Non tutti sanno però, oppure non tutti vogliono ricordare, quello che dal 1943 al 1947 accadde a Trieste, a Gorizia e in Istria a migliaia di cittadini italiani, per mano dei partigiani comunisti e delle truppe jugoslave comandate da Josip Broz, noto come il Maresciallo Tito.

Fu una pulizia etnica da fare invidia, per metodi e crudeltà, ai nazisti. Torture e violenze di ogni tipo, su donne, bambini, vecchi e adulti, militari del Regio Esercito Italiano, Carabinieri, Finanzieri, colpevoli solo di essere Italiani.
Il vertice  degli infoibamenti si ebbe nel 1945, con il disfacimento del regime repubblicano e con il tracollo delle formazioni armate repubblichine, che tutelavano le popolazioni civili dagli attacchi dei titini del famigerato IX Corpus, che esibivano un feroce odio di carattere etnico – ideologico.
Le persecuzioni  continuarono, violentissime e sanguinarie, sino al 1947, per eliminare fisicamente ogni italiano dalla futura Federazione Jugoslava, che era organica al blocco sovietico.
Il metodo usato era quello delle foibe, cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo. È in quelle voragini dell'Istria, che fra il 1943 e il 1947 furono gettati, sia morti che vivi, quasi diecimila italiani.
La prassi era questa: i partigiani titini rastrellavano nella notte, nei centri abitati gli italiani, dopo averli picchiati, torturati e depredati, li conducevano in fila indiana verso le foibe che erano sulle alture circostanti, dopo avergli legato i polsi dietro la schiena con del filo di ferro in una catena umana.
Giunti all’imbocco della foiba, sparavano ai primi della fila che precipitavano in basso nel precipizio, trascinando con sé tutti gli altri. Le foibe erano profonde minimo venti metri . Non c’era alcun scampo per gli infoibati. Fatto questo, uno dei boia gettava una bomba a mano nell’orrido per finire eventuali superstiti e come gesto scaramantico gettavano una carogna di un cane nero, per impedire alle anime dei morti di risalire a perseguitare gli assassini.
Pochissimi furono quelli che riuscirono a salvarsi, ma qualcuno ci riuscì e raccontò quello che era accaduto. Anche numerosi partigiani italiani, e soprattutto non comunisti, furono eliminati nello stesso modo.
Negli anni seguenti, le foibe in territorio italiano furono esplorate per dare una cristiana sepoltura a questi poveri resti, sul fondo di esse furono trovati cumuli su cumuli di corpi di persone, morte fra atroci sofferenze nel buio di questi precipizi.
Ma non è finita. Nel febbraio del 47, fu ratificato tra Italia e Jugoslavia il trattato di pace: Istria e Dalmazia vengono cedute ufficialmente alla Jugoslavia.
Quasi mezzo milione di italiani fuggono in Italia, da questi territori e soprattutto dal terrore di essere infoibati o internati nei gulag di Tito. Questi esuli abbandonano in mano jugoslava tutto: case, soldi, terreni, lavoro, aziende.
Tutti i loro beni vengono requisiti dalla Jugoslavia, come i nazisti fecero con gli ebrei.
La cosa vergognosa fu il silenzio che il PCI  adottò verso questa immane tragedia, ma non solo i comunisti italiani furono omertosi, anche la classe dirigente della DC non diede la necessaria rilevanza a questo esodo e non approfondì le atrocità delle foibe. Molti pensarono ad una leggenda metropolitana, mentre era una terribile realtà.
Per quasi cinquant'anni, un colpevole silenzio coprì in Italia questa spaventosa vicenda, che grida vendetta a distanza di tanti anni e che è bel presente nella mente e nell’anima di chi subì questa pulizia etnica.
Finalmente il 10 febbraio del 2005 il Parlamento Italiano, dopo tante esitazioni, ha dedicato la giornata del ricordo ai morti nelle foibe e ai profughi istriani e dalmati.
Inizia, tardissimo, un percorso di rielaborazione teso alla ricerca della verità di una delle pagine più dolorose della nostra storia.

Roberto Nicolick,
Savona News, 9 febbraio 2014

* Quanto riportato in questo articolo non deve farci scordare, tuttavia, che le ragioni profonde dell'odio anti-italiano manifestatosi nelle foibe vanno ricercate a monte nelle violenze operate dai fascisti nel corso dell'occupazione della futura Jugoslavia.

Se dunque l'analisi storica non può prescindere da un'analisi complessiva dei fatti, tantopiù l'analisi politica non dovrà rifuggire da un'onesta ammissione delle proprie colpe, specie se si vuole sostenere, nel contempo, una superiorità morale, culturale e storica sull'avversario.

Questo nel caso italiano non è accaduto, e l'intera vicenda è stata avvolta, negli anni, da una vergognosa e scandalosa omertà. (PGZ)