Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza (Inferno, XXVI, 120)
[L'ultimo] viaggio per mare che Ulisse propone ai propri uomini, convincendoli così abilmente a intraprenderlo nonostante l’età avanzata e la spossatezza, implica seguire il sole a ovest, e li porta, come racconta Ulisse, oltre il punto al di là del quale nessun uomo aveva mai navigato: una volta oltrepassate le colonne che demarcavano i limiti del mondo conosciuto, dopo cinque mesi, Ulisse e i suoi uomini vedono, da lontano, una grande montagna, una nova terra.
(…) Le colonne demarcano sì un limite geografico, ma tale limite funziona implicitamente come un confine morale che rappresenta allo stesso tempo sia la grandezza che la piccolezza della natura umana: la mappa romanzata del Mediterraneo, pullulante di storie esemplari e ammonitorie sulle avventure degli dèi e sul destino dell’umanità, rappresenta allo stesso tempo una mappa psicologica ed etica, in cui tutto è molto meno definito e stabile.
(…) Le Colonne d’Ercole demarcavano un limite, ma quel limite, una volta oltrepassato, diventava un portale: questa è l’ambiguità che il mito contiene, quando rappresenta Ercole che divide le montagne per creare una via di uscita dal Mediterraneo, ma che allo stesso tempo istituisce il segno di confine che mette in guardia contro i pericoli insiti nell’attraversamento.
(…) L’espediente delle colonne incarnava [del resto] anche l’aspirazione umanistica (…) alla virtù e alla conoscenza: Francesco Bacone adornò la pagina iniziale della Instauratio Magna con le Colonne d’Ercole seguite da un’iscrizione posta sotto un galeone diretto a ovest, Multi pertransibunt & augebitur scientia ("molti varcheranno il limite e la conoscenza sarà accresciuta").
Se la nave immaginata da Bacone avesse navigato attraverso lo stretto, gli alisei l’avrebbero spinta verso sud; ma se fosse stata in grado di volare (…), avrebbe raggiunto la costa orientale degli Stati Uniti e, quasi alla stessa latitudine dello stretto di Gibilterra, solo circa 6 gradi a nord, sarebbe approdata sull’isola di Manhattan.
Dante [quindi] è stato assolutamente profetico – più profetico di quanto avrebbe mai potuto sognare – quando ha immaginato il fatale dilemma del viaggio di Ulisse oltre le Colonne d’Ercole.
Marina Warner,
Le Colonne d'Ercole. Plus Ultra, o il limite a "virtute e canoscenza". Ovvero, oltrepassare il limite,
Università agli Studi di Firenze, Letterature d'Europa e d'America, 2005