Questa rubrica contiene articoli e interventi miei o altrui a carattere culturale, artistico e spirituale, volti a definire dei possibili spunti di ricerca e di riflessione nei diversi campi del pensiero umano, come una sorta di pars costruens intorno ad argomenti di particolare interesse, in essa variamente rappresentati: i miei sono firmati tramite data e indirizzo web a fondo pagina, gli altri hanno l'indicazione dell'autore o del sito relativo subito dopo il titolo.

L'importanza della cultura e dell'arte nella ricerca spirituale del nostro tempo appare del resto centrale per la formazione di una coscienza individuale e collettiva, poiché ci fornisce un'immagine chiara di ciò che pensano, dicono o fanno gli esseri umani intorno a noi: dopodiché, fermarsi a tal punto e accontentarsi di ciò può essere inutile e fuorviante, poiché ci dà l'illusione che una comprensione mentale della realtà sia di per sé sufficiente a cambiarla - il che non è vero, come ben tutti sappiamo.

Ma senza un'analisi a monte e uno studio condotto anche sul piano intellettuale non è comunque possibile andare molto lontano, perché si rischia di rimanere inchiodati a banalità di ogni tipo, di cui il nostro tempo è un esempio: quindi è auspicabile unire fra loro la mente e il cuore, la fede e la scienza, l'intuizione e il pensiero per dedicarci umilmente alla ricerca interiore, senza pregiudizi né veti posti a sbarrarci la strada.

E' questo infatti lo scopo di questa rubrica: per essere pronti ad agire, quando il momento verrà.

L'unica cultura che riconosco è quella delle idee che diventano azioni. (Ezra Pound)

Roma, 13 Settembre 2013

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Neri per caso

Categoria: Dissonanze Martedì, 07 Ottobre 2014 Scritto da Pierluigi Gallo Ziffer Stampa Email

FASCISTI E ANTIFASCISTI NELL'ITALIA DEL DOPOGUERRA

Che vi vengano figli fascisti - questa la nuova maledizione - figli fascisti, che vi distruggano con le idee nate dalle vostre idee, con l’odio nato dal vostro odio. (P.P.Pasolini, Pagine corsare, n. 36 a. XVII, 6 settembre 1962)

Sono nato nel 1961 in un quartiere nero della capitale, e cresciuto nei vent'anni successivi in mezzo ai fascisti: me li trovavo dappertutto, al bar sotto casa, al catechismo in parrocchia, nel reparto boy-scout, fin nel liceo ultra-rosso che frequentavo in quegli anni, quando il servizio d'ordine che faceva la ronda fuori scuola ne fermava periodicamente qualcuno e io riconoscevo, talvolta, qualche innocuo compagno di giochi – e intervenivo a salvarlo.

Allora ero infatti un "compagno", capelli lunghi e orecchino d'oro, e certamente la mia vita in mezzo a loro non è stata facile: discussioni verbali con i più intelligenti, qualche botta o insulto con i più intolleranti, una sola, davvero strana amicizia (pur con i dovuti distinguo) con un piccolo gruppo di "mostri sacri" della destra romana, amici d'infanzia e di studi negli anni di gioventù.

Insomma, una sorta di amore-odio di lunga data (in realtà né l'uno né l'altro, semplicemente un confronto dialettico, intellettuale e politico, del tutto privo di coinvolgimenti emotivi), che ha sempre stentato però a trasformarsi in quell'astio viscerale e istintivo che contraddistingueva, allora come oggi, l'antitesi perenne – e non ancora sedata - tra fasci e compagni in Italia.

Passati quegli anni, sebbene ormai non più "rosso", mi sento tuttavia ancora lontano dalla loro cultura: non credo infatti che, se avessero vinto loro la guerra, in un'Europa trasformata in caserma ci saremmo trovati poi molto meglio che nello sfacelo incredibile che ci circonda attualmente, da essi attribuito unicamente alla vittoria dei "sovversivi" antifà nel conflitto mondiale, e alla conseguente deriva di un mondo senza valori, qual è quello in cui siamo condannati a vivere ai nostri giorni.

Concordo sulla decadenza e sulla mancanza di valori, ma su tutto il resto la distanza è incolmabile: come infatti a sinistra esiste un "libro dei sogni", che descrive la realtà come si vorrebbe che fosse e non com'è veramente, così anche a destra si vive e si pensa in un limbo ideologico, che ci descrive la vita secondo canoni astratti, privi anch'essi del tutto di ogni aderenza con la realtà materiale, concreta ed effettiva che ci circonda.

Vuoi però per necessità, vuoi per virtù, ho imparato col tempo a conoscere, per i miei studi esoterici, il valore teoretico del loro impianto ideologico, attraverso l'analisi della loro cultura e la lettura dei loro esponenti (Guénon ed Evola, innanzitutto), che mi ha mostrato l'esistenza di un universo politico, filosofico e culturale che non conoscevo, non privo di un certo spessore e di una sua rilevanza.

Ma è sufficiente questo per "riabilitare" i fascisti nell'Italia di oggi? Basta cioè leggere i loro pamphlet e riconsiderare i loro esponenti sotto il profilo intellettuale per riammetterli nel "salotto buono" della cultura contemporanea? Oppure resteranno sempre la manovalanza bassa dell'ideologia dominante, da impiegare ogni volta contro il rivoluzionario di turno (ieri i comunisti in Cile e Argentina, oggi i cattivissimi russi in Ucraina... e domani?), utili servi sciocchi di un potere arrogante che ne strumentalizza le forze per i suoi obiettivi contingenti di dominio e di controllo?

Non voglio banalizzare troppo la cosa, in realtà, né ridurre in poche e troppo brevi riflessioni personali ciò che è stato lo sviluppo globale di un pensiero elaborato e complesso - ancorché discutibile - qual è quello rappresentato dalla cultura di destra nel corso degli anni: voglio esprimere solo la mia personale delusione in seguito a questo scontro/incontro, una delusione tanto maggiore quanto più sincera è stata, da parte mia, la volontà di capire e di comprendere il loro pensiero.

"Bianco è bianco, nero è nero", senza sfumature di grigio: questo è infatti il mantra consueto dell'intolleranza ideologica (fascista o antifascista che sia), e su questo piano è veramente difficile riuscire a intendersi.

Spero tuttavia - malgrado ciò, e forse proprio per ciò - che si giunga presto a superare una volta per tutte quella stanca e inutile ritualità del passato che vuole per forza rappresentarci i fascisti come "il male assoluto" (definizione ridicola già solo in se stessa, figuriamoci poi se applicata a qualcuno o a qualcosa in particolare), che nulla ha a che fare con la realtà multiforme e complessa del capitalismo moderno e della dominazione globale in cui ci troviamo attualmente.

Non parlo di certo di una "alleanza strategica" fra camerati e compagni, non è questo il punto e non ha alcun senso per me: dico solo che adesso il nemico è più vasto, più diffuso e più astuto di quanto ognuno di noi riesca anche solo a pensare, e dunque è bene concentrare le forze sulle sfide future che ci troveremo di fronte, abbandonando il passato e le sue tristi vicende.

Perché il nuovo fascismo ora si tinge di azzurro, di arancione o di rosa, e col suo soft power impalpabile ci illude subdolamente di essere liberi, mentre viviamo in catene: e massacrarci a vicenda fra opposte fazioni, in questa epoca oscura di malcelata tirannide, mi sembra davvero una follia senza senso.

Roma, 8 Ottobre 2014
(successivamente integrato, nel 2022, da un breve inciso "ucraino")
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