INDIVIDUI CHE CONSERVANO, INDIVIDUI CHE TRASFORMANO
Proponiamo alcuni passaggi delle "Lezioni sulla filosofia della storia" in cui Hegel parla dei due tipi di individui di cui si serve l’«astuzia della ragione»: gli individui che agiscono conformandosi allo spirito del popolo e alla vita dello Stato, al fine di conservarlo, facendo il loro dovere nei ceti in cui sono inseriti; gli individui storici, che si contrappongono allo spirito del popolo cui appartengono, diventando gli strumenti di cui lo spirito del mondo si serve per passare a uno stadio superiore di sviluppo. Questi individui particolari, che inseguono i propri sogni di grandezza sapendo di realizzare qualcosa di grande, sono gli eroi, che spesso concludono tragicamente la loro esistenza, ma permettono il movimento dello spirito del mondo.
- Il ruolo degli individui conservatori
Nel corso della storia un momento essenziale è costituito dalla conservazione di un popolo, di uno stato, degli aspetti organizzati della sua vita. E l’attività degli individui consiste nel prender parte all’opera collettiva e nel contribuire a farla essere nelle sue forme particolari: è questa la conservazione della vita morale.
- Il ruolo degli individui che spezzano lo spirito di un popolo
L’altro momento è invece costituito dal fatto che la sussistenza dello spirito di un popolo, quale esso è, viene spezzata, perché si è esaurita, ha dato tutto ciò che poteva dare; cioè dal fatto che la storia del mondo, lo spirito del mondo, procede innanzi.
[…] Ciò è d’altronde connesso con una degradazione, disgregazione, distruzione del precedente aspetto della realtà, che il suo concetto s’era formato. Questo ha luogo da una parte nell’evoluzione interiore dell’idea, dall’altra questa è anch’essa un prodotto, e sono gl’individui i suoi autori e realizzatori.
- Con la rottura dello spirito di un popolo si preannuncia il passaggio a una fase più elevata dello spirito del mondo
È appunto qui che nascono le grandi collisioni fra doveri, leggi, diritti sussistenti e riconosciuti, e possibilità che sono opposte a questo sistema e lo danneggiano, anzi ne distruggono la base e la realtà, e che nello stesso tempo hanno un contenuto il quale può sembrare anch’esso buono, vantaggioso nel complesso, essenziale e necessario.
Queste possibilità divengono ora storiche; esse contengono in sé un universale di specie diversa da quello che forma la base del sussistere di un popolo o di uno stato. Questo universale è un momento del produrre dell’idea, un momento della verità che tende e incalza verso se stessa.
- I protagonisti del trapasso: gli individui cosmico-storici, gli eroi
Ora, sono i grandi individui cosmico-storici che afferrano questo universale superiore e ne fanno il loro fine, che traducono in atto quella finalità che è conforme al superiore concetto dello spirito. In quanto tali, essi sono da chiamarsi eroi. Essi attingono il loro fine e la loro missione non dal sistema tranquillo e ordinato, dal consacrato corso delle cose.
- Gli eroi attingono il loro fine da qualcosa che non esiste ancora, ma bussa alle porte del presente
La loro giustificazione non è nello stato di cose esistente; è un’altra sorgente quella a cui attingono. È lo spirito nascosto, che batte alle porte del presente, che è tuttora sotterraneo, che non è ancora progredito ad esistenza attuale ma che vuole prorompervi: lo spirito per cui il mondo presente non è che un guscio, il quale contiene in sé un nocciolo diverso da quello che converrebbe al guscio.
D’altra parte tutto ciò che diverge da quanto sussiste – intenzioni, fini, opinioni, cosiddetti ideali – è parimente diverso dall’esistente. Ad altri individui spetta il compito di rompere la «totalità etica» in cui vivono per aprire la strada a un livello di sviluppo più elevato dello spirito del mondo. Con la rottura dello spirito di un popolo si preannuncia il passaggio a una fase più elevata dello spirito del mondo. I protagonisti del trapasso: gli individui cosmico-storici, gli eroi. Gli eroi attingono il loro fine da qualcosa che non esiste ancora, ma bussa alle porte del presente
«Totalità etica» è lo «Stato»: uno Stato è la forma concreta in cui appare un determinato «spirito di un popolo», destinato a essere superato da un altro, una volta che abbia esaurito la sua funzione storica.
- I veri eroi non sono avventurieri: essi realizzano ciò che è giusto e necessario, qualcosa di cui hanno avuto rivelazione nell’intimo della coscienza
Avventurieri di ogni specie hanno simili ideali, e la loro attività si orienta verso programmi che contrastano alle situazioni esistenti. Ma il fatto che tali programmi, tali buone ragioni, tali principi generali si differenzino da ciò che esiste non li giustifica ancora.
I veri fini sono soltanto questo contenuto, a cui l’intimo spirito si è elevato da sé con il suo assoluto potere; e gl’individui cosmico-storici sono appunto quelli che hanno voluto e realizzato non un oggetto della loro fantasia od opinione, ma una realtà giusta e necessaria: quelli che sanno, avendone avuto la rivelazione nel loro intimo, quel che è ormai il portato del tempo e della necessità.
- Gli eroi, uomini pratici, non sono consapevoli che il loro fine coincide con il fine dello spirito del mondo: solo la filosofia conosce questa verità
Da ciò si può ancora distinguere la comprensione del fatto che anche queste formazioni son solo momenti dell’idea universale. Questo concetto è proprio della filosofia.
Gli uomini cosmico-storici non sono tenuti ad averlo, poiché essi sono pratici. Essi conoscono bensì e vogliono la loro opera, perché è giunto il suo tempo. Essa è ciò che già esiste nell’intimo. Loro compito era conoscere questo universale, cioè il grado necessario e supremo del loro mondo, proporselo come fine e mettere in esso la loro energia. Essi hanno attinto a se medesimi l’universale che hanno recato in atto; ma esso non è stato inventato da loro, bensì è esistito eternamente, e mercé essi viene posto in essere, e con essi onorato.
- Gli eroi appaiono come dei veggenti, e gli altri uomini li seguono per fede, trascinati dal loro potere carismatico
La coincidenza tra il fine particolare e quello universale trasforma gli eroi in veggenti. In quanto essi l’attingono dall’intimo, da una fonte che prima non sussisteva ancora, sembra ch’essi lo traggano soltanto da loro stessi; e le nuove situazioni mondiali, le gesta che essi realizzano appaiono come loro creazioni, loro interesse e loro opera.
Ma essi hanno il diritto dalla loro, perché sono i veggenti: essi sanno quale sia la verità del loro mondo e del loro tempo, quale sia il concetto, l’universale prossimo a sorgere; e gli altri, come si è detto, si riuniscono intorno alla loro bandiera, perché essi esprimono ciò di cui è giunta l’ora.
Nel loro mondo essi sono i più accorti, quelli che meglio sanno quel che si tratta di fare: e quel che fanno è quel che va fatto. Gli altri debbono loro obbedire, perché lo sentono. I loro discorsi, le loro azioni sono il meglio che poteva esser detto e fatto. […]
G.W.F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, vol. I,
Firenze, La Nuova Italia, 1975
http://online.scuola.zanichelli.it/lezionifilosofia-files/volume-c/u1/U1-L07_zanichelli_Hegel.pdf