Darshan, Visione del Divino
Racconto di viaggio per l'Organizzazione Sathya Sai Italia, Prashanti Nilayam 1988
Nell'aria tersa e limpida del mattino indiano, tra le grida incessanti dei corvi e i sottili profumi d'incenso che s'alzano in cielo, centinaia di persone dai volti e dalle storie diverse, sedute nella sabbia dorata, attendono in silenzio l'arrivo del Maestro, che apparirà di lontano, spuntando ad un tratto dalle bianche colonne del tempio.
Quando improvvisa compare la Sua veste arancione e la sagoma scura dei Suoi folti capelli, tutto d'intorno si tace, come se uomini, cose e animali insieme sentissero, uniti da un comune istinto, la presenza magnetica di questa entità, e ne provassero al cospetto un senso sottile di riverente mistero: tacciono i corvi dalle cime degli alberi, tacciono i rami agitati dal vento, tacciono i cuori e i pensieri di tutti, mentre ogni sguardo è fissato sul lento incedere dei Suoi passi, assorto nella contemplazione di questo istante di eternità.
Si compie così, da circa mezzo secolo, il rito quotidiano del darshan , la "visione del Divino", che Sri Sathya Sai Baba elargisce ai Suoi devoti, raccolti sulla spianata del tempio, in un'atmosfera di beatitudine e di intensa spiritualità: il suo ashram si chiama infatti Prashanti Nilayam, "Dimora della Pace Suprema", e tutto l'insegnamento da Lui svolto e rivolto all'intera umanità si basa sulla necessità e la possibilità di ottenere questa pace interiore ed esteriore attraverso la ricerca di una realizzazione spirituale, perseguita sia a livello individuale che collettivo, sia personale che sociale.
La Mia vita è il Mio messaggio, Egli dice. La Mia forma è Amore, il Mio respiro Verità, il Mio cibo Beatitudine.
Portatemi la vostra confusione, le vostre paure, le vostre aspirazioni, le vostre ansie, la vostra incapacità di amare il mondo, le vostre esitazioni per servirlo, le vostre gelosie, tutte le deficienze che sfidano il vostro cammino spirituale: la vostra imperfezione non è un ostacolo per Me.
Per Me non esistono casi impossibili o incorreggibili, poiché tutte le vie sono la Mia via, e vie che paiono indirette possono essere in realtà le più dirette.
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Ma chi è dunque Sri Sathya Sai Baba? Per la storia Egli nasce il 23 Novembre 1926 a Puttaparty, un minuscolo villaggio dell'India meridionale, sotto il nome di Sathya Narayana Raju: quello stesso giorno, nel suo ashram di Pondicherry, a più di 500 km. di distanza, il filosofo e maestro spirituale Sri Aurobindo, nel ritirarsi in solitudine fino alla fine dei suoi giorni, affermerà:
Oggi è avvenuta la discesa di Sri Krishna sul piano fisico.
La discesa di Krishna sulla terra significa infatti, secondo Aurobindo, la discesa della Divinità Sovramentale che preparerà la futura realizzazione della Sovramente e della Beatitudine in terra: Krishna infatti è l' Anandamaya, Colui che sostiene l'evoluzione universale attraverso la Beatitudine cosmica.
Non cercate di misurarmi, dice Sai Baba, perché non ci riuscirete: cercate piuttosto di scoprire la vostra stessa misura, allora potrete avere successo nello scoprire la Mia.
Io non sono né uomo, né donna, né bambino, ma tutti e tre insieme: sono un bambino tra i bambini, sono una donna fra le donne, sono un uomo tra gli uomini, e sono Dio quando sono solo.
Tutta la vita di Sai Baba, e il Suo rapporto con le migliaia di devoti che ogno anno si raccolgono ai Suoi piedi, sono infatti improntati e determinati da questa decisa affermazione di divinità, che il giovane Sathya Narayana compì all'età di 14 anni quando, allontanandosi dalla casa dei genitori, affermò:
Io non sono più il vostro Sathya. Io sono Sai Baba: i Miei devoti Mi aspettano.
Da allora Egli ha sempre dichiarato di essere un avatar, un'Incarnazione Divina discesa sulla terra per ristabilire la legge eterna del Dharma, della Giustizia e della Rettitudine universali, secondo le affermazioni contenute nella antiche scritture dell'induismo:
Quando il Dharma è in declino e l'ingiustizia si afferma nel mondo, per la protezione dei giusti e la distruzione dei malvagi Io Mi incarmo di era in era (Bhagavad Gita).
Diversamente dai cristiani, gli indù ritengono infatti che vi possano essere - e vi siano effettivamente state nel corso della storia - numerose Incarnazioni Divine, numerosi avatar apparsi sotto diversi aspetti attraverso i secoli: Cristo era uno di questi, ma non fu l'unico.
Altri avatar furono Rama, Krishna e, da ultimo, Sri Sathya Sai Baba, il purna avatar, l' avatar totale e completo, che attraverso le sue tre incarnazioni successive (Shirdi Sai Baba, Parthi Sai Baba e Prema Sai Baba) riassume in se stesso tutte le facoltà e le caratteristiche dei precedenti.
La missione di Sai Baba si svolgerebbe infatti, secondo quanto ha affermato Egli stesso, attraverso tre successive incarnazioni, delle quali quella attuale è la seconda: la precedente fu a Shirdi, vicino Bombay, dove nel XIX secolo visse un famoso santo venerato sia dai musulmani che dagli indù, chiamato appunto Sri Shirdi Sai Baba, che compiva miracoli e impartiva insegnamenti molto simili a quelli dell'attuale Sathya Sai.
La successiva incarnazione si svolgerà invece, otto anni dopo la Sua morte, nella regione di Mysore nell'India del Sud, dove l'avatar assumerà il nome di Prema Sai Baba e rappresenterà l'incarnazione stessa dell'Amore Divino, concludendo così l'intero ciclo e portando a compimento, a beneficio dell'India e del mondo intero, la Sua missione terrena.
L'avatar, Egli dice, viene come uomo per dimostrare all'uomo che egli è divino e che Dio è alla sua portata.
(…) Il Maestro e il discepolo sono entrambi in voi stessi. La saggezza suprema è il Maestro: egli è in voi. L'ignoranza è il discepolo, che pure è in voi.
In voi è il buio e anche la fiaccola per disperderlo: ecco tutto.
La fiaccola che Sai Baba mantiene costantemente accesa per i Suoi devoti, e verso la quale si rivolgono milioni di persone da tutto il mondo in un continuo e incessante pellegrinaggio, è quella di Prema, l'Amore puro e disinteressato per Dio e per tutti gli esseri, che Egli si propone di alimentare attraverso la pratica del seva, il servizio altruistico compiuto verso il prossimo e verso l'intera società.
L'aspetto sociale della missione di Sai Baba è infatti una componente rilevante della Sua opera, e si manifesta attraverso l'intenso lavoro svolto dalla Sri Sathya Sai Organisation in campo educativo, culturale, sociale e sanitario, che l'hanno portata attraverso gli anni ad assumere un ruolo primario nel processo di rinascita dell'India contemporanea e di salvaguardia delle sue tradizioni, testimoniato da un ufficiale riconoscimento di stima da parte del Governo Indiano, indipendentemente dalle sue mutevoli maggioranze politiche ed elettorali.
Quattro sono, del resto, i principi etici e spirituali ai quali sono uniformate la vita e l'attività di Sai Baba e dei suoi devoti: Sathya, Dharma, Shanty, Prema (Verità, Giustizia, Pace, Amore), cui è stato aggiunto recentemente un quinto, Ahimsa (Non-Violenza, intesa però, in questo caso, in senso spirituale e non politico).
Questi cinque Valori Umani fondamentali sono dunque la base di tutta la costruzione della personalità umana operata attraverso il Suo insegnamento: essi assumono infatti, all'interno del pensiero e nella spiritualità indiane, un significato più ampio di quello attribuito loro in Occidente, in quanto ognuno di questi valori ha innanzitutto, come s'è detto, un significato spirituale, tendente a mettere l'uomo in rapporto con il Divino e le Sue leggi eterne e universali.
Verità, Giustizia, Pace, Amore e Non-Violenza sono quindi intese principalmente come condizioni interiori, come stati di coscienza da raggiungere individualmente nella profondità di noi stessi, per poi poterli trasmettere e attuare come Valori Umani all'interno della società: in essi si trova infatti l'anello di congiunzione, il punto di unione fra il carattere mistico e devozionale del rapporto individuale con il Divino e la funzione di servizio sociale collettivo che da esso deriva, entrambi presenti nell'insegnamento e nell'opera di Sai Baba.
L'antica invocazione come in cielo, così in terra trova così, a duemila anni di distanza, una nuova applicazione per la società e l'umanità del nostro tempo.
Infine, l'aspetto più rivoluzionario e dirompente della Sua predicazione, rivolto a un'India devastata dalle guerre di religione (ma non solo ad essa), è il messaggio di Unità e di Fratellanza fra tutte le religioni della terra, che Sai Baba non si stanca di predicare, considerandolo come un aspetto cardinale della Sua missione:
C'è una sola religione, la religione dell'Amore. C'è una sola casta, la casta dell'Umanità. C'è un solo Dio, ed è Onnipresente.
Questo linguaggio di universalità e di rispetto profondo per tutte le tradizioni religiose potrà probabilmente essere compreso e messo in pratica dall'umanità solo fra molto tempo, quando le divisioni e le faziosità esistenti attualmente fra le varie confessioni religiose appariranno finalmente assurde, e soprattutto antispirituali: ma intanto Egli ha gettato un seme, accogliendo presso di Lui devoti provenienti da tutto il mondo e da tutte le fedi religiose, e promuovendo in India la parità, il rispetto e la concordia fra indù, cristiani, musulmani, buddhisti, jainisti e parsi.
E questo, in un'India divisa da odii che sono allo stesso tempo politici, religiosi, etnici e di casta, non è poca cosa.
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Quando scende la sera a Prashanti Nilayam , la "Dimora della Pace Suprema" si popola nuovamente di migliaia di uccelli, che inseguendosi l'un l'altro nella luce del tramonto vanno a posarsi in grandi gruppi tra i rami degli alberi e sopra i tetti delle abitazioni, pronti a passarvi la notte per poi risvegliarsi fragorosamente all'alba, in un concerto continuo che accompagna la vita dell' ashram per l'intera giornata: ed il suono di un flauto in lontananza insegue le ultime fila di devoti che si avviano alle loro dimore, per trascorrervi felicemente la notte e prepararsi così al nuovo giorno, al nuovo incontro dell'indomani con il Maestro.
E mentre d'intorno tutto tace, all'interno del tempio una finestra accesa veglia lungamente: come ogni notte da cinquant'anni, Sai Baba legge le lettere di Suoi devoti, che si accumulano innumerevoli sul Suo tavolo, e a tutti dà risposta - non una risposta scritta o verbale, ma una risposta pratica, diretta, che si manifesta attraverso i fatti della vita e si comprende con il passare del tempo.
Poi, a notte fonda, anche quella luce si spegne, e il tempio s'immerge nel buio e nel silenzio che lo circondano: il Mistero s'unisce al Mistero, e la notte attende l'alba di un nuovo giorno, quando il sole tornerà a risplendere e la terra potrà ricevere ancora una volta il Suo darshan, e immergersi nuovamente nell'infinita ed eterna Visione del Divino.
Prashanti Nilayam, Estate 1988
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