Riflessioni sul buonismo
MASCHERA E VOLTO DELLA DOMINAZIONE GLOBALE
Tu non credere mai all'imperatore * anche se il suo nome è società, * anche se si chiama onore, *
anche se il suo nome è popolo, * anche se si chiama amore.
(Claudio Chieffo)
Fra i molti estimatori del nuovo pontefice, del premier nostrano e del presidente USA, ben pochi in realtà si dimostrano consapevoli di che cosa rappresenti esattamente l'ondata di popolarità che questi tre personaggi sono riusciti a creare tra le folle osannanti che li acclamano ovunque, accreditandosi - tramite un'accorta regia mediatica - come i "volti nuovi" della leadership mondiale e spargendo sorrisi, pacche sulle spalle, strette di mano e baci a destra e a manca.
E in effetti la strategia di dominio dell'Impero globale non poteva lasciarsi in alcun modo sfuggire la ghiotta opportunità di governare le masse tramite l'ultimo ritrovato del "politicamente corretto", quell'accattivante e sorridente facciata bonaria (o, come oggi si preferisce chiamarlo, quel brand) che possiamo genericamente riassumere con il termine di "buonismo".
Ma chi è esattamente il "buonista" d'assalto, quell'ottimista a oltranza che dispensa speranza a piene mani, grondando (a seconda dei casi) comprensione, fratellanza e pragmatismo da tutti i pori? Proviamo brevemente a spiegarlo, pur se consapevoli di sfatare un mito collettivo e di deludere probabilmente qualcuno.
Quel che è bene innanzitutto capire, per giudicare gli eventi e le figure di questo triste tempo in cui siamo condannati a vivere, è che esiste un tacito patto fra i governi, i poteri, le lobbies, i partiti e le parrocchie che ci circondano per non dire mai, sotto nessuna forma, la verità delle cose: tutto va nascosto e deciso nelle segrete stanze del potere mondiale, tutto va dissimulato e coperto da una serie infinita di menzogne e perifrasi, per non disvelare mai al mondo ciò che si ha intenzione di fare.
Questa è del resto la "cifra" specifica del nostro tempo, in cui ai totalitarismi espliciti del passato (comunismo, fascismo e nazionalsocialismo) si è sostituito il totalitarismo implicito del capitalismo assoluto, sciolto ormai da ogni vincolo e da ogni legame con le precedenti forme di dominazione economica, politica o culturale che sia: in esso vige la regola del "politicamente corretto", con cui il pensiero unico dominante controlla le coscienze individuali e collettive utilizzando di volta in volta le forme di leadership appropriate, che sappiano incarnare e interpretare le apparenti "richieste della società civile", dietro le quali si celano invece i veri obiettivi della lobby mondialista al potere.
Quando dunque, ad esempio, non è più il tempo di uomini o istituzioni "conservatrici", che con i loro modi apertamente autoritari, decisionisti o interventisti rischiano di provocare resistenze e opposizioni di massa - mettendo così a repentaglio il vero fine ultimo da raggiungere - ecco che salgono alla ribalta i bravi leaders "progressisti", aperti, socievoli, bonari, disponibili e di bella presenza (quando si può), che sono in grado di far passare col sorriso sulle labbra, coll'ottimismo giovanilista e col sex-appeal un po' rock che li contraddistingue (a seconda dei casi) quelle riforme, quelle trasformazioni e quelle vere e proprie rivoluzioni che il nuovo ordine mondiale ritiene necessarie per portare a compimento il suo progetto di dominio.
Ed ecco quindi che i Putin, i Ratzinger e i Berlusconi – personaggi desueti e ormai fuori uso - vengono sostituiti o fronteggiati dagli Obama, dai Bergoglio e dai Renzi, che con fare decisamente più glamour sono in grado di ottenere risultati migliori dei primi in termini di soft-power, di audience e di consenso mediatico: e le masse felici, allineate e coperte, compongono così il loro "libro dei sogni" proiettando speranze, illusioni o miraggi sull'"uomo nuovo che avanza", senza comprendere come in realtà si tratti soltanto delle due solite facce della stessa medaglia.
Quando infatti un George Bush si è bruciato, ed è tornato nell'ombra, diventa ormai necessario confezionare un Obama, più trendy e ammaliante del primo; e quando ormai anche un Ratzinger è costretto ad abdicare, sotto l'assalto mediatico o delle femen di piazza, ecco in arrivo un Bergoglio, "uomo per tutte le stagioni", docile e remissivo con il laicismo al potere; e così è anche per Renzi, malcelato clone berlusconiano di trent'anni più giovane, che sostituisce efficacemente l'originale nell'immaginario collettivo nazionale, illudendo così i progressisti nostrani di aver finalmente "cambiato verso".
Insomma, ce n'è per tutti i gusti.
E come agiscono e come si muovono questi nuovi leaders del nostro tempo? Creando consenso, entro e fuori le rispettive istituzioni di riferimento. "Consenso", è questa infatti la parolina magica che contaddistingue il nuovo leader buonista, ottimista e pragmatico, e lo differenzia dal precedente, considerato polemico, autoritario e anacronisticamente direttivo: in entrambi i casi, tuttavia, la tenaglia si stringe impalpabile intorno al collo della "opinione pubblica" mondiale, che inconsapevolmente e beatamente saluta le trasformazioni in arrivo come la soluzione invocata e auspicata da tempo di tutte le infinite contraddizioni che segnano il corso di questa martoriata contemporaneità.
Ma tutto ciò, fino a quando durerà? Quando ci si accorgerà finalmente che "il re è nudo"? Difficile dirlo, ma nell'attesa cerchiamo almeno di non alimentare anche noi questa "pappa del cuore" (per dirla con Hegel) del buonismo imperante.
Viene da pensare a Miss Watson, la segaligna istruttrice immortalata da Mark Twain in Huckleberry Finn, che per istradare il ragazzo sulla via del bene gli descrive il paradiso come un posto meravigioso, dove per l'eternità si va in giro e si canta con un'arpa in mano.
"Ma qualche volta si potrà almeno andare a pesca di pesci-gatto?" osa chiedere Huck, incorrendo così nelle ire della Miss.
(Tritonus, Appunti di metamusicologia, in Deep Lisenings, Autunno 1994, p.57)
Roma, 16 Giugno 2013
https://www.pierluigigallo.org/web/2016-03-18-17-49-41/risonanze/131-riflessioni-sul-buonismo