Hegelismo

 

1. L'eroe in Hegel

INDIVIDUI CHE CONSERVANO, INDIVIDUI CHE TRASFORMANO
di G.W.F.Hegel



Proponiamo alcuni passaggi delle "Lezioni sulla filosofia della storia" in cui Hegel parla dei due tipi di individui di cui si serve l’«astuzia della ragione»: gli individui che agiscono conformandosi allo spirito del popolo e alla vita dello Stato, al fine di conservarlo, facendo il loro dovere nei ceti in cui sono inseriti; gli individui storici, che si contrappongono allo spirito del popolo cui appartengono, diventando gli strumenti di cui lo spirito del mondo si serve per passare a uno stadio superiore di sviluppo. 

Questi individui particolari, che inseguono i propri sogni di grandezza sapendo di realizzare qualcosa di grande, sono gli eroi, che spesso concludono tragicamente la loro esistenza, ma permettono il movimento dello spirito del mondo.


*


Il ruolo degli individui conservatori

Nel corso della storia un momento essenziale è costituito dalla conservazione di un popolo, di uno stato, degli aspetti organizzati della sua vita. E l’attività degli individui consiste nel prender parte all’opera collettiva e nel contribuire a farla essere nelle sue forme particolari: è questa la conservazione della vita morale.

 

Il ruolo degli individui che spezzano lo spirito di un popolo

L’altro momento è invece costituito dal fatto che la sussistenza dello spirito di un popolo, quale esso è, viene spezzata, perché si è esaurita, ha dato tutto ciò che poteva dare; cioè dal fatto che la storia del mondo, lo spirito del mondo, procede innanzi.

[…] Ciò è d’altronde connesso con una degradazione, disgregazione, distruzione del precedente aspetto della realtà, che il suo concetto s’era formato. Questo ha luogo da una parte nell’evoluzione interiore dell’idea, dall’altra questa è anch’essa un prodotto, e sono gl’individui i suoi autori e realizzatori.


Con la rottura dello spirito di un popolo
si preannuncia il passaggio a una fase più elevata dello spirito del mondo


È appunto qui che nascono le grandi collisioni fra doveri, leggi, diritti sussistenti e riconosciuti, e possibilità che sono opposte a questo sistema e lo danneggiano, anzi ne distruggono la base e la realtà, e che nello stesso tempo hanno un contenuto il quale può sembrare anch’esso buono, vantaggioso nel complesso, essenziale e necessario.

Queste possibilità divengono ora storiche; esse contengono in sé un universale di specie diversa da quello che forma la base del sussistere di un popolo o di uno stato. Questo universale è un momento del produrre dell’idea, un momento della verità che tende e incalza verso se stessa.


I protagonisti del trapasso: gli individui cosmico-storici, gli eroi

Ora, sono i grandi individui cosmico-storici che afferrano questo universale superiore e ne fanno il loro fine, che traducono in atto quella finalità che è conforme al superiore concetto dello spirito. In quanto tali, essi sono da chiamarsi eroi. Essi attingono il loro fine e la loro missione non dal sistema tranquillo e ordinato, dal consacrato corso delle cose.


Gli eroi attingono il loro fine da qualcosa che non esiste ancora,
ma bussa alle porte del presente


La loro giustificazione non è nello stato di cose esistente; è un’altra sorgente quella a cui attingono. È lo spirito nascosto, che batte alle porte del presente, che è tuttora sotterraneo, che non è ancora progredito ad esistenza attuale ma che vuole prorompervi: lo spirito per cui il mondo presente non è che un guscio, il quale contiene in sé un nocciolo diverso da quello che converrebbe al guscio.

D’altra parte tutto ciò che diverge da quanto sussiste – intenzioni, fini, opinioni, cosiddetti ideali – è parimente diverso dall’esistente. Ad altri individui spetta il compito di rompere la «totalità etica» in cui vivono per aprire la strada a un livello di sviluppo più elevato dello spirito del mondo. Con la rottura dello spirito di un popolo si preannuncia il passaggio a una fase più elevata dello spirito del mondo. I protagonisti del trapasso: gli individui cosmico-storici, gli eroi. Gli eroi attingono il loro fine da qualcosa che non esiste ancora, ma bussa alle porte del presente

«Totalità etica» è lo «Stato»: uno Stato è la forma concreta in cui appare un determinato «spirito di un popolo», destinato a essere superato da un altro, una volta che abbia esaurito la sua funzione storica.


I veri eroi non sono avventurieri:
essi realizzano ciò che è giusto e necessario,
qualcosa di cui hanno avuto rivelazione nell’intimo della coscienza


Avventurieri di ogni specie hanno simili ideali, e la loro attività si orienta verso programmi che contrastano alle situazioni esistenti. Ma il fatto che tali programmi, tali buone ragioni, tali principi generali si differenzino da ciò che esiste non li giustifica ancora.

I veri fini sono soltanto questo contenuto, a cui l’intimo spirito si è elevato da sé con il suo assoluto potere; e gl’individui cosmico-storici sono appunto quelli che hanno voluto e realizzato non un oggetto della loro fantasia od opinione, ma una realtà giusta e necessaria: quelli che sanno, avendone avuto la rivelazione nel loro intimo, quel che è ormai il portato del tempo e della necessità.


 Gli eroi, uomini pratici,
non sono consapevoli che il loro fine coincide con il fine dello spirito del mondo:
solo la filosofia conosce questa verità


Da ciò si può ancora distinguere la comprensione del fatto che anche queste formazioni son solo momenti dell’idea universale. Questo concetto è proprio della filosofia.

Gli uomini cosmico-storici non sono tenuti ad averlo, poiché essi sono pratici. Essi conoscono bensì e vogliono la loro opera, perché è giunto il suo tempo. Essa è ciò che già esiste nell’intimo. Loro compito era conoscere questo universale, cioè il grado necessario e supremo del loro mondo, proporselo come fine e mettere in esso la loro energia. Essi hanno attinto a se medesimi l’universale che hanno recato in atto; ma esso non è stato inventato da loro, bensì è esistito eternamente, e mercé essi viene posto in essere, e con essi onorato.


Gli eroi appaiono come dei veggenti,
e gli altri uomini li seguono per fede, trascinati dal loro potere carismatico


La coincidenza tra il fine particolare e quello universale trasforma gli eroi in veggenti. In quanto essi l’attingono dall’intimo, da una fonte che prima non sussisteva ancora, sembra ch’essi lo traggano soltanto da loro stessi; e le nuove situazioni mondiali, le gesta che essi realizzano appaiono come loro creazioni, loro interesse e loro opera.

Ma essi hanno il diritto dalla loro, perché sono i veggenti: essi sanno quale sia la verità del loro mondo e del loro tempo, quale sia il concetto, l’universale prossimo a sorgere; e gli altri, come si è detto, si riuniscono intorno alla loro bandiera, perché essi esprimono ciò di cui è giunta l’ora.

Nel loro mondo essi sono i più accorti, quelli che meglio sanno quel che si tratta di fare: e quel che fanno è quel che va fatto. Gli altri debbono loro obbedire, perché lo sentono. I loro discorsi, le loro azioni sono il meglio che poteva esser detto e fatto. […]


G.W.F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, vol. I,
Firenze, La Nuova Italia, 1975
http://online.scuola.zanichelli.it/lezionifilosofia-files/volume-c/u1/U1-L07_zanichelli_Hegel.pdf

 

 

 

 

2. Nascita di Dio e Mondo Nuovo

DIALETTICA HEGELIANA ED ESOTERISMO ACQUARIANO A CONFRONTO
di G.W.F.Hegel e Baba 
Bedi Pyare Lal 



Scosse e sussulti, fiamme vulcaniche e violente inondazioni,
annuncio nel mondo della convulsa trasformazione del cuore umano.
Tempestosamente prorompono, scuotendo il globo, le urgenze evolutive.
Tumultuosamente, nell'estasi di un'incalzante ondata,
rintoccano i gong della rivoluzione della vita umana.
Ebbro di cambiamento danza il nuovo ritmo del tempo,
salutando il nascere dell'Uomo Totale.
(Baba Bedi)

 

1. La nascita di Dio

Il boccio dispare nella fioritura, e si potrebbe dire che quello viene con­futato da questa; similmente, all'apparire del frutto, il fiore viene dichiarato una falsa esistenza della pianta, e il frutto subentra al posto del fiore come sua verità. Tali forme non solo si distinguono; ma ciascuna di esse dilegua anche sotto la spinta dell'altra, perché esse sono reciprocamente incompatibili.

Ma in pari tem­po la loro fluida natura ne fa momenti dell'unità orga­nica, nella quale esse non solo non si respingono, ma sono anzi necessarie l'una non meno dell'altra; e questa eguale necessità costituisce ora la vita dell'intiero.

(Hegel, Fenomenologia dello spirito, Prefazione, p.2)


(…) A questo punto, la cosmologia primordiale diventa un'investigazione che riguarda la nascita di Dio stesso. Senza parole, colpito da timore reverenziale, l'essere umano si è tormentato nel tentativo di trovare una risposta a questa domanda e, non trovandola, ha accettato il concetto di un Dio autocreato.

(…) [Tuttavia], per scoprire l'origine di Dio, bisogna guardare verso il Nulla. Il Nulla fu la madre della Totalità. Ma, nel corso dei secoli, il problema del nulla quale generatore della totalità non ha potuto essere risolto. Con Hegel [invece], nel XIX secolo, e con la sua formulazione della legge della dialettica, ci si è potuti dare una risposta più convincente sulla nascita della totalità dal nulla.

La legge della dialettica stabilisce [infatti] che, in qualsiasi stato di esistenza, si verifica sempre un progresso quantitativo fino a raggiungere un punto di maturazione. Quando questo punto viene raggiunto, la sua perfezione rende obbligatoria una trasformazione, che dà origine a una qualità opposta. In altre parole, questa legge implica l'esistenza di uno stato, la sua maturazione sino al raggiungimento del punto di trasformazione, e quindi la nascita di uno stato opposto.

Se si prova ad applicare questa legge al nulla, ci si avvia verso la soluzione del mistero.

Il nulla [infatti] non può avere un contenuto, ma è innegabile che sia uno stato il cui intimo carattere è di essere senza movimento, proprio per l'assenza di contenuto. Questa immobilità, una volta raggiunta la sua maturazione come stato, arriva al punto di trasformazione. Questo implica l'origine di una qualità opposta che è il movimento. In tal senso, il movimento fu l'energia primordiale che scaturì dal nulla. Con la nascita del movimento ebbe [dunque] inizio il primordiale campo magnetico i cui poli erano: non-movimento, come polo negativo, e movimento, come polo positivo.

Il nulla aveva il carattere fondamentale di illimitatezza, cioè non aveva limiti e frontiere. Questo carattere raggiunse la maturazione in quanto stato, e il punto di trasformazione diede origine alla limitatezza, qualità opposta dell'illimitatezza. Con la nascita della limitatezza ebbe inizio la qualità che crea le forme, definendone i limiti e i confini. La limitatezza fu di conseguenza la seconda qualità primordiale, e con essa fu creato il secondo campo magnetico, del quale l'illimitatezza è il polo negativo e la limitatezza è il polo positivo.

Fra i due campi magnetici del movimento e della qualità subentrò un'interazione. Quando poi tutte le qualità e l'energia totale che erano necessarie alla creazione scaturirono dal grembo dello zero e si accumularono quantitativamente, fino a formare un'unità arrivata a perfezione, si creò il punto di trasformazione ed ebbe origine la qualità opposta.

L'accumulazione quantitativa divenne una misura di perfezione e l'imperfezione divenne una dinamica predominante. Infatti, la perfezione della totalità e l'imperfezione di una unità costituiscono il più grande di tutti i campi magnetici, e cioè il grande campo magnetico del perfetto e dell'imperfetto [cioè di Dio e del mondo, n.d.r.].

(…) La dinamica dell'accumulazione quantitativa [può essere definita quindi come] "il movimento nel cuore del nulla". Questo movimento funzionava già prima di toccare il punto di manifestazione e di trasformazione nel suo opposto. Abbiamo detto [infatti] che Dio, come qualità opposta, era già in potenza nel nulla: così il movimento era già in potenza nel non-movimento, cioè nel nulla, per nascere poi, attraverso la trasformazione, come qualità opposta.

Per la stessa legge dialettica è nato il tempo, e cioè quando l'assenza di tempo è arrivata al suo punto di trasformazione: per questo l'eternità è un campo magnetico con il polo negativo che è l'assenza di tempo e il polo positivo che è il tempo. E lo stesso vale per il campo magnetico dell'infinito: assenza di spazio, come polo negativo; spazio, come polo positivo, e così via dicendo.

(…) Quando Dio si trasforma nel suo opposto, la qualità di illimitatezza diventa [quindi] limitatezza, la qualità di perfezione diventa imperfezione; ma poi, seguendo la stessa legge, tutto quello che era limitato diventerà illimitato e tutto quello che era imperfetto diventerà perfetto. La trasformazione è contitnua.

Baba Bedi XVI,
L'uomo totale, Edizioni Età di Urano, Milano 1977


2. Il mondo nuovo

Del resto non è difficile a vedersi come la nostra sia un’età di gestazione e di trapasso a una nuova era; lo spirito ha rotto i ponti col mondo del suo esserci e rappresentare, durato fino ad oggi; esso sta per calare tutto ciò nel passato e versa in un travagliato periodo di trasformazione.

Invero lo spirito non si trova mai in condizione di quiete, preso com’è in un movimento sempre progressivo. Ma a quel modo che nella creatura, dopo lungo placido nutrimento, il primo respiro, – in un salto qualitativo, – interrompe quel lento processo di solo accrescimento quantitativo, e il bambino è nato; così lo spirito, che si forma e matura lento e placido verso la sua nuova figura e dissolve brano a brano l’edificio del suo mondo precedente; lo sgretolamento che sta cominciando è avvertibile solo per sintomi sporadici: la fatuità e la noia che invadono ciò che ancor sussiste, l’indeterminato presentimento di un ignoto, sono segni forieri di un qualche cosa di diverso che è in marcia.

Questo lento sbocconcellarsi che non alterava il profilo dell’intiero, viene interrotto dall’apparizione che, come un lampo, d’un colpo, mette innanzi la piena struttura del nuovo mondo.

(Hegel, Fenomenologia dello spirito, Prefazione, p.8-9)


(…) Con l'inizio dell'Età dell'Acquario abbiamo raggiunto il punto in cui ci troviamo di fronte ad un cambio qualitativo che darà luogo a nuove forme sociali, scaturite da nuovi valori.

La forza trasformatrice che presiede a questo grande e glorioso cambiamento qualitativo scaturisce dal mutamento verificatosi nell'equilibrio dell'animo umano (…): è venuto [infatti] il momento in cui la Luce, componente dell'anima umana e scintilla della totalità, assuma il comando della coscienza, che quindi non sarà più governata dalla forza vitale, con le sue esigenze elementari di sopravvivenza.

Dalla Luce fluirà la dinamica che creerà le nuove intenzioni dell'anima, da cui nasceranno i nuovi valori. Ora che l'intenzione dell'anima scaturisce dalla Luce, la nascita dell'uomo totale diventa [quindi] un fatto luminoso dell'essere, e ora che è avvenuta questa trasformazione l'evoluzione raggiunge un punto ancora più alto nella spirale del divenire.

Logicamente questo vuol dire che i valori dell'uomo totale devono conformarsi a quell'esigenza assoluta, nata dall'esigenza dell'evoluzione verso la perfezione totale: per cui il futuro dell'uomo sarà guidato dall'intenzione dominante dell'anima.

Logicamente, tutti i valori sociali e le loro forme corrispondenti scaturiranno da quel valore dominante nato con l'avvento dell'uomo totale, che conosciamo come perfezione. E' chiaro che questo cambiamento in profondità si rifletterà sull'equilibrio sociale e provocherà il suo assestamento. Qualsiasi cambiamento che si verifichi nell'equilibrio cosmico si ripercuote [infatti] sulla vita umana.

Queste trasformazioni cosmiche danno luogo a fenomeni molto sorprendenti, come quello di milioni di universi che esplodono perché hanno esaurito la loro funzione: quando l'equilibrio cosmico viene riassestato, nascono milioni di nuovi universi, perché nuove vitalità fluiscono dagli universi in cui sono giunte a maturazione. Questi cambiamenti cosmici esplosivi, resi necessari dal nuovo equilibrio cosmico, si ripercuotono anche sull'esistenza sociale, assumendo la forma di rivoluzioni sotto l'urto delle quali cadono troni e despoti e nascono nuove forme di esistenza politica e culturale.

Se le rivoluzioni culturali sulla Terra causano i ben noti sovvertimenti sociali, immaginiamo quali scosse e quali sovvertimenti deve provocare una rivoluzione la cui portata è cosmica (...).


 Baba Bedi XVI,
L'uomo totale, Edizioni Età di Urano, Milano 1977

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