Cosa sta succedendo in India?
RIFLESSIONI SU UN PAESE IN AFFANNO
Che danno potrà mai arrecare la dea Kali a chi possiede un cuore colmo di compassione,
le cui parole sono piene di Verità,
le cui membra sono al servizio del prossimo? (Sri Sathya Sai Baba)
Un cataclisma di proporzioni inaudite si sta rovesciando, ormai da alcuni anni, sul subcontinente indiano, da tempo al primo posto nella lista nera per gli stupri e le violenze sulle donne nonché, più in generale, per un diffuso clima d'intolleranza, in precedenza circoscritto ad alcuni casi sporadici e ora in aumento in modo esponenziale in tutto il Paese: una questione scottante, questa, ma anche per molti versi sconcertante, soprattutto se si pensa, ad esempio, che fino a circa un decennio fa l'India era uno dei pochi paesi asiatici dove era possibile, anche per una donna sola, viaggiare in lungo e in largo senza correre alcun rischio.
Per esperienza personale posso affermare infatti, nel corso di una quindicina di viaggi in India nell'arco di circa trent'anni, di aver potuto constatare ammirato il diffuso rispetto per la donna – sia locale che straniera - presente nel Paese, nonché l'alto grado di emancipazione, unito a buon gusto ed eleganza, raggiunto dalle donne indiane, prevalentemente nelle grandi città (Bangalore fra tutte) ma anche negli ashram e nei centri di pellegrinaggio, sparsi per tutta l'India, che ho avuto modo di visitare: ora invece, stando alle cronache dei giornali (mia unica fonte d'informazione, mancando ormai dal Paese da molti anni), ci troviamo di fronte a un bollettino di guerra dai contorni inquietanti, che ci presenta un quadro profondamente diverso da quella terra ospitale, spirituale e raffinata che eravamo abituati a conoscere.
Che cosa sta succedendo dunque in questa travagliata nazione?
Senza addentrarmi in elaborate spiegazioni di natura sociologica o politica, dirò semplicemente, basandomi più sull'intuito che su una riflessione razionale e meditata, che in India ci troviamo attualmente di fronte, secondo me, all'esplosione a livello individuale e collettivo di quello che possiamo definire, in un certo senso, come "l'archetipo di Kali": come infatti Jung ebbe a definire, nel corso degli anni Trenta, il nazismo come una sorta di incarnazione dell'archetipo di Wotan (il cui aspetto distruttivo e autodistruttivo stava allora prendendo piede, lentamente ma inesorabilmente, nell'inconscio collettivo germanico), così attualmente in India è presente, a parer mio, una sorta di psicosi collettiva dovuta alla sostituzione della "grande dea" Devi, benevola e propizia nei suoi aspetti costruttivi e civilizzatori, con la pericolosa dea Kali, la cui carica distruttiva - e a tutti gli effetti eversiva - si sta sempre più manifestando in tutti i campi della vita indiana, ma principalmente in quello psichico, sia individuale che collettivo.
Kali è difatti, simbolicamente parlando, una sorta di Lilith induista, e come tale rappresenta – nel suo aspetto negativo - un coacervo di tutti gli istinti più feroci, repressi e compressi nell'animo indiano, e per estensione dell'intera umanità: non si scherza con Kali, così come non si scherza con Lilith, e quando arriva il momento in cui tali forze si risvegliano e si mettono in moto bisogna subito abbassarsi, umilmente, affinché i loro dardi ci passino sopra e non ci colpiscano né ci distruggano, nella speranza che questo furore si vada esaurendo e pian piano si spenga progressivamente da sé.
Dietro ogni effetto vi è infatti nascosta una causa: e qual è la causa latente di questa serie impressionante di circostanze contingenti, che stanno colpendo l'India (e l'umanità intera) agli albori del ventunesimo secolo? Personalmente ritengo che la crescente ricchezza materiale, il crescente aumento del consumismo e del materialismo che avvolgono questo Paese a ritmo inarrestabile, a scapito della sua cultura e spiritualità millenaria, stiano provocando nell'inconscio hindu una forte scissione, una frattura, una nevrosi che si trasforma in psicosi, poiché non vi è alcuna capacità di resistervi: di fronte alla povertà l'India è infatti ormai da millenni ben preparata a resistere, ma di fronte ai valori dissolutori dell'Occidente la psiche indiana non ha difese, non ha anticorpi e va in frantumi.
Come i bambini impreparati e immaturi del Paese dei Balocchi, infatti, anche gli animi e i cuori del popolo indiano si corrompono ormai facilmente di fronte alle seduzioni dell'Occidente, e quel mito di Bollywood che a noi fa un po' ridere rappresenta in realtà una scure pericolosamente posta alle radici di quella plurimillenaria Tradizione filosofica e spirituale di cui l'India è portatrice, e che rischia oramai di venir spazzata via per sempre dalla cultura occidentale moderna: quello che altrove è routine in India infatti è distruzione e follia, rovina epocale di un'intera civiltà e società, sommersa e affondata sotto un'ondata di piena che travolge tutto.
Che il Signore ascolti dunque il grido di dolore di questo martoriato Paese, e mandi presto qualche liberatore a salvarlo, e a salvare con esso l'intero pianeta: perché le tradizioni sapienziali del passato sono ormai tanto profondamente minate, le istituzioni religiose tanto profondamente corrotte, che se non nascono da qualche parte deileadersspirituali autentici a indicarci la via, il caos può trascinarci tutti nell'abisso.
Ma non accadrà.
Un Guru è davvero simile a Dio; egli ammaestra per costruire il carattere del devoto in modo che questi possa avere un futuro buono.
Un devoto o studente buono è chi ha devozione massima per il Guru e si affida totalmente a Lui. Arjuna personificava un devoto ideale che si affidava completamente al suo Maestro, Signore e Guru Sri Krshna.
Oggi gli studenti devono seguire Arjuna come modello del loro ruolo e dedicare totalmente la vita al servizio della società e al suo miglioramento.
(Sri Sathya Sai Baba, Discorso Pubblico del 25 Dicembre 1980)
Roma, 8 Dicembre 2014,
https://www.pierluigigallo.org/web/2016-03-18-17-49-41/risonanze/168-cosa-sta-succedendo-in-india