Neri per caso

 

FASCISTI E ANTIFASCISTI NELL'ITALIA DEL DOPOGUERRA
 

Che vi vengano figli fascisti - questa la nuova maledizione - 
figli fascisti, 
che vi distruggano con le idee nate dalle vostre idee, con l’odio nato dal vostro odio.

(P.P.Pasolini, Pagine corsare, n. 36 a. XVII, 6 settembre 1962)


 

Sono nato nel 1961 in un quartiere nero della capitale, e cresciuto nei vent'anni successivi in mezzo ai fascisti: me li trovavo dappertutto, al bar sotto casa, al catechismo in parrocchia, nel reparto boy-scout, fin nel liceo ultra-rosso che frequentavo in quegli anni, quando il servizio d'ordine che faceva la ronda fuori scuola ne fermava periodicamente qualcuno e io riconoscevo, talvolta, qualche innocuo compagno di giochi – e intervenivo a salvarlo.

Allora ero infatti un "compagno", capelli lunghi e orecchino d'oro, e certamente la mia vita in mezzo a loro non è stata facile: discussioni verbali con i più intelligenti, botte o insulti con i più intolleranti, una sola, davvero strana amicizia (pur con i dovuti distinguo) con un paio di "mostri sacri" del radicalismo di destra, amici d'infanzia e di studi negli anni di gioventù.

Insomma, una sorta di amore-odio di lunga data (in realtà né l'uno né l'altro, semplicemente un'opposizione dialettica, intellettuale e politica, priva di coinvolgimenti emotivi), che ha sempre stentato però a trasformarsi in quell'astio viscerale e istintivo che contraddistingueva, allora come oggi, l'antitesi perenne – e non ancora sedata - tra fasci e compagni nell'Italia degli anni Settanta.

Passati quegli anni, sebbene ormai non più "rosso", mi sento tuttavia ancora lontano dalla loro cultura: non credo infatti che, se avessero vinto loro la guerra, in un'Europa trasformata in caserma ci saremmo trovati poi molto meglio che nello sfacelo che ci circonda attualmente, da essi attribuito unicamente alla vittoria dei "sovversivi" nel conflitto mondiale e alla conseguente deriva decadente di un mondo senza valori, qual è quello in cui siamo condannati a vivere ai nostri giorni.

Concordo sulla decadenza e sulla mancanza di valori, ma su tutto il resto la distanza è incolmabile: come infatti a sinistra esiste un "libro dei sogni", che descrive la realtà come si vorrebbe che fosse e non com'è veramente, così anche a destra si vive e si pensa in un limbo ideologico, che ci descrive la vita secondo canoni astratti, privi del tutto di aderenza con la realtà materiale, concreta ed effettiva che ci circonda.

Vuoi però per necessità, vuoi per virtù, ho imparato col tempo a conoscere, per i miei studi esoterici, il valore teoretico del loro impianto ideologico, attraverso l'analisi della loro cultura e la lettura dei loro esponenti (Guénon ed Evola, innanzitutto), che mi ha mostrato l'esistenza di un universo politico, filosofico e culturale che non conoscevo, non privo di un certo spessore e di una sua rilevanza.

Ma è sufficiente questo per "riabilitare" i fascisti nell'Italia di oggi? Basta cioè leggere i loro pamphlet e riconsiderare i loro esponenti sotto il profilo intellettuale per riammetterli nel "salotto buono" della cultura contemporanea? Oppure resteranno sempre la manovalanza bassa dell'ideologia dominante, da impiegare contro il rivoluzionario di turno, utili servi sciocchi di un potere arrogante che ne strumentalizza le forze per i suoi obiettivi contingenti di dominio e di controllo?

Non voglio in realtà banalizzare troppo, né ridurre in poche e troppo brevi riflessioni personali ciò che è stato lo sviluppo globale di un pensiero elaborato e complesso, ancorché discutibile, qual è quello rappresentato dalla cultura di destra nel corso degli anni: voglio esprimere solo la mia personale delusione in seguito a questo incontro, una delusione tanto maggiore quanto più sincera è stata, da parte mia, la volontà di capire e di comprendere il loro pensiero.

"Bianco è bianco, nero è nero", senza sfumature: questo è infatti il mantra consueto dell'intolleranza ideologica - fascista o antifascista che sia - e su questo piano è veramente difficile riuscire a intendersi.

Spero tuttavia, malgrado ciò e forse proprio per ciò, che si giunga presto a superare una volta per tutte quella stanca e inutile ritualità del passato che vuole per forza rappresentarci i fascisti come "il male assoluto" (definizione ridicola già solo in se stessa, figuriamoci poi se applicata a qualcuno o a qualcosa in particolare), che nulla ha a che fare con la realtà multiforme e complessa del capitalismo moderno e della dominazione globale in cui ci troviamo attualmente.

Non parlo di certo di una "alleanza strategica" fra camerati e compagni, non è questo il punto: dico solo che adesso il nemico è più vasto, più diffuso e più astuto di quanto ognuno di noi riesca anche solo a pensare, e dunque è bene concentrare le forze sulle sfide future che ci troveremo di fronte, abbandonando il passato e le sue tristi vicende.

Perché il nuovo fascismo ora si tinge di azzurro, di arancione o di rosa, e col suo soft power impalpabile ci illude subdolamente di essere liberi, mentre viviamo in catene: e massacrarci a vicenda fra opposte fazioni, in questa epoca oscura di malcelata tirannide, mi sembra davvero una follia senza senso.


Roma, 8 Ottobre 2014
https://www.pierluigigallo.org/web/2016-03-18-17-49-41/risonanze/142-neri-per-caso

 

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